Unione e Comunità: il Consiglio Ucei rilancia il confronto Respinte le dimissioni del vicepresidente Calò
Ristabilire rapporti solidi, fattivi, equilibrati fra singole Comunità e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Scongiurare la minaccia di defezioni che rischierebbero di indebolire l’ebraismo italiano. Una mozione adottata all’unanimità dal Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, riunito a Firenze la scorsa domenica, ha respinto le dimissioni del vicepresidente Ucei Anselmo Calò e contestualmente ha fissato nuovi obbiettivi di azione e incisività.
La lunga pausa imposta dalla festività di Pesach ha permesso un laborioso lavoro di ricomposizione di una crisi, aperta con una lettera riservata con la quale Calò denunciava nello specifico la scarsa correttezza dei rapporti fra la Comunità di Roma e l’Unione. Il documento criticava i presidenti dei due enti accusando il primo di non rispettare lo Statuto e di prevaricare l’Unione nella legittima rappresentanza dell’ebraismo italiano di fronte alle istituzioni politiche del Paese, e il secondo di un eccessivo fair-play nella gestione dei rapporti con le Comunità.
Le dimissioni hanno di fatto aperto una riflessione e un serrato dialogo che ha coinvolto i presidenti delle Comunità e molte componenti del rabbinato italiano. Sono emersi nel complesso un forte apprezzamento del lavoro svolto in questi anni da Calò, e una condivisione, parziale o totale, delle sue osservazioni. Il vicepresidente è stato di conseguenza da tutti invitato a ritirare le proprie dimissioni.
Un serio tentativo di ricomposizione è quindi stato compiuto dal Consiglio dell’Unione che, discutendo apertamente, anche sulla base di una densa relazione del Presidente Renzo Gattegna, ha provato a dare risposte operative e di contenuto alle importanti questioni sollevate da Calò, in particolare in merito ai temi della rappresentanza dell’ebraismo italiano, della laicità dello Stato e della lotta al negazionismo.
Renzo Gattegna: “Senso di responsabilità e volontà costruttiva possono volgere in positivo fattori potenzialmente negativi”
II Presidente dell’Unione delle Comunità Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“Il Primo maggio si è tenuta a Firenze una riunione straordinaria del Consiglio dell’Unione per affrontare e valutare immediatamente le cause della dimissioni rassegnate dal vicepresidente Anselmo Calò. Dopo un dibattito ampio e costruttivo si sono delineate valutazioni omogenee e tutti i Consiglieri presenti hanno collaborato fattivamente alla stesura di una delibera che messa ai voti è stata approvata all’unanimità. Mi auguro che questo rimanga un esempio di come con volontà costruttiva e senso di responsabilità si sia riusciti a volgere in positivo un fatto potenzialmente negativo. Il risultato è stato infatti di migliorare e rendere più efficiente il funzionamento del Consiglio, anticipando il modello di struttura che l’UCEI dovrà assumere quando la riforma dello Statuto dell’ebraismo italiano troverà la sua piena applicazione. Come Presidente, ma soprattutto come amico, formulo l’auspicio che Anselmo Calò dia all’accaduto una valutazione simile e che prendendo atto dei numerosi attestati di stima per il lavoro da lui svolto continui a ricoprire la carica attraverso la quale ha reso un eccezionale servizio alle istituzioni ebraiche italiane”.
Rav Riccardo Di Segni: “Una riflessione su temi importanti. Da questa crisi l’Unione deve uscire più forte”
Il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni ha dichiarato:
“Questa crisi nasce dalla riflessione su temi importanti come quelli della rappresentanza dell’ebraismo italiano e i suoi rapporti con la società. Sono problemi che vanno chiariti presto e bene e l’approvazione di un documento unitario alla riunione del Consiglio dell’UCEI del 1 Maggio è già un buon segno. Esistono però problemi più importanti, che non ci consentono il lusso di disperdere le energie valide, che devono essere coordinate su un lavoro comune, anche se ciascuno porta esperienze e concezioni differenti. Per questo spero vivamente che le dimissioni di Anselmo Calò, di cui ho sempre apprezzato le capacità gestionali e umane, siano ritirate e si possa tornare a un lavoro di squadra utile. Non vorrei che si aprisse una catena inarrestabile di rinunce, anche se motivate da delusioni per difficoltà operative innegabili. Da questa crisi l’UCEI deve uscire più forte, con il concorso di tutti”.