“Un momento di gioia. Al di là dei pregiudizi”

“In questa seconda edizione della Festa del Libro Ebraico in Italia vogliamo trasmettere l’importanza del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah che in pochi anni sarà realtà e che ha l’obiettivo di diventare centro di studio, formazione e ricerca di storia, tradizione, testimonianza ebraica, la più varia e di respiro internazionale”. Riccardo Calimani, presidente del Meis, delinea così i significati della manifestazione che nel primo fine week end di maggio darà vita a Ferrara a una vera full immersion nel mondo culturale. “Si tratta di un’occasione significativa per aggregare interesse e attenzione intorno al Meis – spiega – In questi giorni si vendono tantissimi libri di argomento ebraico, ci sono incontri, dibattiti e concerti. La città è molto coinvolta nella manifestazione ed è molto importante che la Festa divenga un appuntamento anche per i giovani ebrei italiani, come avviene quest’anno con la partecipazione dell’Ugei”. Per Calimani, che ha fortemente voluto la manifestazione (“è un’idea in cui ho creduto moltissimo”) è una bella soddisfazione. “Siamo partiti dall’idea che si possa offrire al gruppo ebraico italiano un elemento culturale di gioia e di fierezza, una visibilità che non si leghi allo stereotipo ma sia un confrontarsi con questo grande fenomeno che è il libro di argomento ebraico in Italia per poi passare al dibattito su idee, incontri con autori non ebrei che si sono occupati di temi ebraici”. L’anno scorso, racconta, il riscontro del pubblico è stato molto positivo. Quest’anno dunque si replica, partendo con una nuova iniziativa: la prima notte ebraica italiana con incontri, mostre, musica e passeggiate a tema per coinvolgere i visitatori dal tramonto a sera inoltrata. “Quest’anno abbiamo ridotto un po’ la durata della manifestazione e il numero degli incontri, ma proponiamo argomenti di grande interesse: la filosofia ebraica, il rapporto tra gli ebrei e il fascismo, tra gli ebrei e l’Inquisizione. Abbiamo cercato di toccare temi dal grande valore simbolico con uno spettro d’interventi assai ampio che, per trasmettere il senso dell’integrazione degli ebrei italiani, non esclude momenti di carattere più popolare quale l’incontro tra Arnoldo Foà e Teddy Reno”. Il desiderio di parlare a un pubblico ampio, al di là degli steccati specialistici, è d’altronde la cifra del nuovo Meis che, dopo la designazione a fine gennaio del progetto architettonico vincitore del concorso internazionale, si avvia ormai alla fase esecutiva sia dal punto di vista della struttura sia per ciò che riguarda i “Il museo sta facendo grandi passi avanti. Mentre procedono le attività progettuali prenderà il via a breve una mappatura su scala nazionale per individuare i materiali destinati all’esposizione, poiché il Meis non possiede una sua collezione. E in parallelo si lavorerà per definire i percorsi espositivi, gli allestimenti e i laboratori didattici. Spetterà alla nuova consulente scientifica, Adachiara Zevi, organizzare il gruppo di lavoro e avviare queste attività”. Ferrara con le attività del Meis, dice Riccardo Calimani, può divenire un vero laboratorio di riflessioni e di attività tra Comunità ebraiche. La Festa del libro mostra infatti come chi vive in una piccola realtà ha fame di confronti e incontri. “Gli ebrei delle grandi Comunità possono invece, in occasioni come questa, cogliere l’opportunità di mettere da parte la vita comunitaria con tutte le sue problematiche spostando sul terreno della musica, della letteratura e del dibattito culturale ricevendone nuovi stimoli”. E che tutto ciò accada nella città estense non è affatto casuale. “Ferrara è un luogo molto simbolico, è il mondo che abbiamo imparato ad amare dai libri di Giorgio Bassani, è una realtà particolare che in questi anni ha mostrato di condividere e di sentire come propria sia la prospettiva del Meis sia la realtà della Festa del libro ebraico”. Ora, in attesa veda la luce il nuovo museo, la prospettiva è di far crescere ancora la manifestazione dedicata ai libri. L’ipotesi potrebbe essere quella di coinvolgere, accanto agli autori italiani, anche autori stranieri. Ma un’altra direzione di sviluppo riguarda la progettualità della Festa. “Mi auguro che altri s’innamorino di quest’idea e lavorino per renderla sempre più solida e importante, mettendo a frutto le esperienze maturate finora”. La speranza è che siano le giovani generazioni a raccogliere il testimone e rilanciare la grande festa ebraica dei libri e della cultura.

Pagine Ebraiche, maggio 2011