Meis, un nuovo consulente scientifico

La costruzione del nuovo Meis avanza a ritmi sostenuti. E non solo sul versante architettonico. Dopo la scelta, a fine gennaio, del progetto vincitore del concorso internazionale per la realizzazione del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah, aggiudicato al team guidato dallo Studio Arco di Bologna con gli architetti romani di Scape, lo staff si arricchisce ora di un consulente scientifico incaricato di organizzare la prossima delicata fase di avvio. L’incarico è stato affidato dal Consiglio d’amministrazione della Fondazione Meis a Adachiara Zevi, architetto e storica dell’arte, nonché presidente della Fondazione Bruno Zevi, che da tempo si occupa dei temi della Memoria. Sua ad esempio Arte in memoria, biennale d’arte contemporanea che tra le rovine della Sinagoga più antica d’Europa, quella di Ostia Antica chiama a raccolta artisti internazionali perché creino dei lavori proprio per quel luogo. Sua l’iniziativa di importare in Italia gli Stolpersteine, le pietre d’inciampo che secondo il progetto dell’artista tedesco Gunter Demnig vengono poste davanti alle case dei deportati razziali, politici e militari. “La nomina a consulente scientifica del Meis era davvero inaspettata ed è per me un grande onore”, dice Adachiara Zevi. “Il compito che mi viene affidato è davvero impegnativo – continua – Si tratta infatti di seguire l’avvio dell’intervento di ristrutturazione che ora è nella fase di progettazione esecutiva, curando al tempo stesso l’impostazione del futuro museo secondo quanto già elaborato dal comitato scientifico”. In base a quanto già stabilito si lavorerà dunque su due aspetti principali, il percorso d’introduzione all’ebraismo e la storia degli ebrei d’Italia, perni da cui si articoleranno gli altri elementi: le mostre temporanee, il laboratorio didattico, il museo dei bambini, il centro studi e ulteriori servizi. “Parto molto avvantaggiata – spiega Adachiara Zevi – perché non inizio affatto da zero ma da un progetto su cui si è lavorato per tre anni e con l’aiuto di persone di grande qualità ed esperienza. La prossima tappa è ora quella di organizzare un gruppo di lavoro che, da un lato inizi a mappare gli oggetti che possono entrare a fare parte della collezione, dall’altro a valutare il materiale storico e illustrativo necessario a documentare i singoli periodi storici. Spetterà poi a esperti di allestimenti, comunicazione e didattica proporre il modo migliore per rendere questo materiale di facile presa sul pubblico”. A differenza di altri musei il Meis di Ferrara non dispone infatti di una collezione ma dovrà di volta in volta identificare gli oggetti più significativi, dal punto di vista religioso e artistico, per il percorso espositivo. Una situazione per molti versi singolare, che le nuove tecnologie promettono di rendere molto interessante. “L’ipotesi – dice infatti Adachiara Zevi – può essere quella di rappresentare gli aspetti più importanti del percorso sull’ebraismo e sugli ebrei italiani attraverso alcuni oggetti molto eloquenti, con un criterio dunque più selettivo che enciclopedico, rinviando ulteriori approfondimenti e consultazioni alla multimedialità”. L’allestimento (“scientificamente ineccepibile in una struttura moderna, sofisticata e attraente”) promette dunque un bel connubio di tradizione e contemporaneità anche con l’obiettivo di attrarre i giovani che rappresentano un interlocutore privilegiato per il nascituro Meis. D’altronde, chiarisce Zevi, “il museo è oggi un luogo d’informazione e un luogo visivo: deve avere un impatto molto forte, attrarre le persone, indurle a un confronto con alcune questioni e lasciarle andare con il desiderio di approfondirle”. I lavori per il Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah dovrebbero prendere il via l’anno prossimo, ma non si dovrà attendere fino ad allora per toccare con mano la qualità della proposta. “A novembre – spiega Adachiara Zevi – dovrebbe essere ultimata la palazzina d’ingresso che potrà dunque diventare una prima sede d’iniziative che dovranno essere molto significative sia per il mondo ebraico sia per Ferrara, città che sente profondamente suo questo museo”. L’idea è di rendere attivi gli spazi via via che si rendano agibili evitando gli eventi effimeri che oggi affollano il calendario culturale e puntando piuttosto su manifestazioni di qualità e di grande importanza simbolica, capaci di raccontare idee e valori centrali dell’ebraismo che possano diventare parte integrante del museo a lavori ultimati. A completare il quadro, un bel tocco d’internazionalità. Un elemento su cui Adachiara Zevi promette infatti di impegnarsi è quello del progressivo inserimento del Meis nella rete internazionale dei musei ebraici così da costruire scambi proficui di materiali, collezioni, occasioni di studio ed esposizioni d’arte.

Pagine Ebraiche, maggio 2011