Antisemitismo e islamofobia

Il prossimo 16 maggio, l’Associazione di cultura ebraica Hans Jonas presenta una ricerca su antisemitismo e islamofobia che verrà discussa da Gianfranco Fini, Rosy Bindi, Adriano Prosperi. Il rapporto – curato dal comitato «Passatopresente», e steso grazie al contributo tra gli altri di Claudio Vercelli e Bruno Contini – è di grande interesse, e suggerisce riflessioni generali e specifiche. Per quale motivo un’associazione ebraica può e deve interessarsi alla discriminazione nei confronti dei musulmani e per quale ragione i due fenomeni possono essere analizzati congiuntamente?
Innanzitutto poiché il pregiudizio anti-islamico, attualmente più diffuso di quello anti-ebraico, si concentra nelle stesse persone che definiamo antisemite: il meccanismo che produce diffidenza e razzismo è evidentemente lo stesso. Più delle metà degli italiani può essere considerata antisemita o parzialmente tale, con un’incidenza sempre maggiore del cosiddetto «nuovo antisemitismo», ovvero quello che si appunta su Israele e sul conflitto israelo-palestinese. Una porzione assai significativa di intervistati, inoltre, ritiene che gli ebrei abusino della memoria della Shoah per godere del vantaggio connesso allo status di vittime.
Colpisce la distanza tra l’ebraismo in quanto tradizione astratta e gli ebrei in carne e ossa: contrariamente a quanto potremmo immaginare non c’è grande avversione nei confronti della cultura e della religione ebraica, che anzi viene considerata costitutiva dell’identità europea, ma sussiste la convinzione profonda per cui gli ebrei sarebbero chiusi tra loro, propensi a complottare e più leali a Israele che all’Italia. In altre parole sembra essere falsa l’idea che il pregiudizio vada combattuto sul terreno dell’incontro e della conoscenza, poiché questi fattori sembrano avere un influsso troppo tenue rispetto alla mole di messaggi negativi veicolati dal discorso pubblico e dai mezzi d’informazione, soprattutto quelli televisivi.
Insomma, mi pare che i leader ebraici abbiano spunti abbondanti su cui meditare.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas