Comunità-Unione: documento comune per superare la crisi
Grazie alla mediazione del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, e del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, e il vice presidente dell’UCEI, Anselmo Calò, si sono incontrati per provare a spiegare alla collettività ebraica l’oggetto del contendere di una diatriba che rischiava, in assenza di chiarimenti fra le parti, di aprire un serio strappo istituzionale tra la CER e l’UCEI. Soprattutto lasciava disorientati i lettori di Moked.it e del mensile ebraico Shalom in distribuzione in questi giorni che non conoscevano i reali contenuti di una lettera allegata alla mail di dimissioni di Anselmo Calò dalle sue cariche nella Giunta dell’Unione e da Membro del Consiglio dell’UCEI che avrebbe dovuto rimanere rigorosamente riservata fra il dimissionario vice presidente dell’UCEI ed i suoi 17 colleghi del Consiglio e invece è circolata parzialmente e impropriamente in molte “comunità” virtuali.
Le forti reazioni del presidente della CER sono state determinate dalla non conoscenza dei reali contenuti della missiva.
Pacifici e Calò convengono, dopo ampia e leale discussione e riflessione, quanto segue:
1. Pacifici prende atto che le valutazioni contenute nella lettera “riservata” sono legittime considerazioni personali e opinioni politiche di Calò, il quale non aveva alcuna intenzione di esprimere giudizi denigratori nei confronti del presidente della CER. Insieme convengono che le rispettive valutazioni politiche espresse, rappresentano due approcci profondamente diversi del proprio impegno all’interno la vita delle Comunità Ebraiche Italiane.
2. In merito all’opinione espressa da Calò, che il presidente Pacifici abbia travalicato i propri compiti, “esercitando funzioni di spettanza dell’Unione” (tenendo aperta una trattativa con il Ministro dell’Istruzione, onorevole Maria Stella Gelmini, per individuare un sistema di finanziamento delle scuole ebraiche romane e con il Ministro della Giustizia onorevole Angelino Alfano, per un intervento legislativo per perseguire i negazionisti della Shoà) e prescindendo dal parere e dal coinvolgimento dell’UCEI e del suo Presidente, Renzo Gattegna.
Pacifici obietta che, per quanto riguarda il MIUR, non c’è stata alcuna trattativa, semmai solo un primo contatto tra funzionari ministeriali e l’assessore alle scuole della CER; sui contatti con il Ministro Alfano ribadisce di aver tenuto informato il Presidente Gattegna che, da parte sua, aveva manifestato perplessità nel proporre una legge che potesse risultare limitativa del “diritto d’opinione”. Pacifici rivendica comunque, nel suo ruolo di presidente della CER così come di semplice cittadino di questo Paese, il diritto di esprimere valutazioni o fare proposte per contrastare ogni azione dei Negazionisti, convinto di avere uno ampio consenso fra gli iscritti alle Comunità. Pacifici respinge pertanto l’accusa di aver violato lo Statuto dell’Ucei, affermando al contrario di averlo sempre rispettato, riconoscendo i diversi ruoli tra Ucei e Comunità Ebraica di Roma.
3. In merito alla rilevanza politica del Finanziamento pubblico delle Scuole ebraiche sostenuta da Calò e al rischio che la comunità ebraica italiana potrebbe trovarsi nella situazione di svolgere, di fatto, una funzione di paravento per il finanziamento pubblico di tutte le scuole non statali.
Pacifici conviene che questo potrebbe essere un possibile rischio. Tuttavia ritiene sia diritto/dovere di ogni presidente di Comunità che gestisce scuole ebraiche, con enormi sacrifici per i propri iscritti, esplorare ogni strada per verificare se, con le attuali normative di legge, si possano far aumentare i finanziamenti pubblici per le scuole ebraiche. Pacifici afferma, d’altro canto, che, se per raggiungere tale obiettivo si dovesse chiedere una norma per le nostre Comunità, richiesta ed iter legislativo rimarrebbero rigorosamente compito, come da Statuto, dell’Ucei. Il tema della Laicità dello Stato sollevato da Calò, è, secondo Pacifici, un argomento che impone comunque una seria riflessione all’interno delle nostre comunità e dell’UCEI.
4. Pacifici riconosce che Calò, nella sua lettera riservata, non lo ha accusato di essere “fiancheggiatore” dell’esecutivo, ma che Calò ha solo rilevato che l’intera comunità ebraica italiana potrebbe trovarsi in tale posizione. La questione sollevata merita una riflessione meditata sul ruolo che debbono svolgere gli ebrei, le Comunità Ebraiche, e L’UCEI nei confronti della Politica e ldelle Istituzioni.
5. Pacifici riconosce con piacere che Calò, nella sua lettera riservata, ha ritenuto democraticamente rilevante la sua elezione e non ha mai inteso denigrare i suoi elettori, né – come da qualcuno sostenuto -delegittimarne l’elezione a Presidente della CER.
6. Calò tiene, nuovamente, a ribadire che la lettera è stata inviata in via riservata ai Consiglieri UCEI non per tenerne all’oscuro Pacifici o chiunque altro, ma proprio perché solo a quelle 17 persone doveva motivare la sua decisione. La scelta della riservatezza era stata perciò effettuata – al contrario di quanto immaginato da Pacifici – proprio per non diffondere in maniera incontrollata le critiche alla politica del Presidente della CER. Come rilevato da Pacifici e da Rav Di Segni, Calò riconosce di essere stato ingenuo ad immaginare che una lettera inviata via email a 17 persone potesse rimanere confinata ai soli destinatari, ma non può far a meno di far rilevare, nuovamente, che aveva espressamente scritto: “Vi chiedo di ritenere questa lettera riservata, e faccio conto sul senso di responsabilità di tutti affinché le mie dimissioni non divengano un caso da discutere pubblicamente”.
7. Anselmo Calò tiene a precisare inoltre che, nel momento in cui aveva presentato le dimissioni, era genuinamente convinto mantenere ferma la propria decisione e che non era sua intenzione conseguire con il suo gesto alcun “obiettivo politico”. A differenza di quanto si possa immaginare, il ritiro delle dimissioni è maturato, non in presenza di un mutato quadro politico all’interno l’UCEI, ma a seguito delle numerose richieste ricevute da esponenti di molte comunità affinché proseguisse nella sua azione nell’Unione. Nessuna delle sollecitazioni ricevute si è espressa sul contenuto della lettera – che a suo parere oltre i destinatari, pochissimi hanno letto – ma tutti lo hanno richiamato alla suo senso di responsabilità nei confronti di coloro che lo hanno eletto nel Consiglio dell’UCEI. Pacifici sottolinea che avrebbe richiesto anch’egli il ritiro delle dimissioni di Calò, se solo avesse potuto conoscere il contenuto della lettera. Entrambi tengono a precisare che l’intervento su Moked.it del Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, nel quale chiedeva a Calò di ritornare sui suoi propositi, non è stato dettato dalla condivisione del contenuto della “lettera riservata”, poiché il Rabbino Capo, ad oggi, non ha letto la lettera delle dimissioni di Calò.
8. Calò apprezza l’intento pacificatore dell’incontro e accoglie fraternamente il proposito di Pacifici di ritirare le accuse sprezzanti, ironiche e provocatorie che in questi giorni di generale nervosismo gli ha rivolto pubblicamente. Cosi come Calò esprime la solidarietà a Pacifici per gli attacchi che ha subito pubblicamente da coloro che, non avendo letto la sua lettera, avevano mal interpretato lo spirito delle considerazioni in essa contenute. Pacifici da parte sua dichiara inoltre che a seguito della lettura della lettera non intende proseguire nella denuncia al Bet Din di Milano.
9. Pur nei diversi modi di intendere la gestione della vita comunitaria, per opinioni, stile e azioni, entrambi convengono convintamente che la mozione votata all’unanimità dal Consiglio dell’UCEI a Firenze costituisca una solida base affinché la CER così come tutte le singole Comunità e l’UCEI esercitino liberamente i rispettivi ruoli istituzionali sanciti dallo Statuto. Auspicano pertanto che vengano istituiti i gruppi di lavoro a cui prenderanno parte anche rappresentanti delle Comunità.