divieti…
All’inizio della parashà di Behàr viene ripetuto per due volte una mitzvà, il divieto della honaà che comprende una serie molto eterogenea di casi. È vietato per esempio approfittare economicamente di una persona che ha necessità di vendere o comprare un terreno. È vietato dire a un padre che sta seppellendo i suoi figli “non c’è punizione senza peccato”. È vietato ricordare a una persona che ha fatto teshuvà le sue azioni passate. Che rapporto c’è tra questi divieti? Una possibile risposta è che in questi casi si approfitta della debolezza altrui o di un momento particolare di debolezza. Questo tipo di atteggiamento è esattamente opposto a quello previsto dalla Torah. La debolezza di una persona dovrebbe suscitare la nostra solidarietà. Siamo chiamati non solo ad aiutare il prossimo ma a capire le necessità degli altri. È questo il significato di uno dei tre pilastri su cui, secondo i Pirkè Avot, poggia il mondo, cioè la ghemilùt chassadìm.
Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano