Qui Torino – La riscoperta del Piemonte ebraico
La riscoperta del Piemonte ebraico va in scena al Salone del Libro di Torino. Tre i libri presentati al pubblico del Lingotto per raccontare il secolare legame tra gli ebrei e la regione sabauda: Vita Ebraica a Fossano (ed. Fondazione Sacco); Ebrej, Via Vico. Mondovì XV-XX secolo (ed. Zamorani) e Gli Ebrei di Cherasco (ed. Zamorani). Tre libri, tre piccole città e la storia di una esistenza passata che lascia le sue impronte nel presente. A spiegare gli intrecci fra queste realtà sono stati gli storici Luciano Allegra per Fossano e Bruno Taricco per Cherasco mentre su Mondovì si è soffermato il ricordo personale di Franco Segre, presidente del Gruppo di Studi Ebraici.
Dopo l’intervento di apertura del presidente della Comunità Ebraica di Torino, Tullio Levi, l’incontro è entrato nel vivo. “L’obiettivo dei saggi presenti in questo volume – spiega il professor Allegra in merito alla pubblicazione su Fossano – non era fare una semplice cronologia della presenza ebraica nella città ma affrontare problemi di rilevanza storica a partire da casi specifici”. Dall’analisi di Sharon Reichel dei contratti di nozze degli ebrei fossanesi, al quadro demografico e sociale fornito da Agnese Cuccia, dai saggi sulla costruzione del ghetto e sul tema delle sepolture dei defunti di Maria Teresa Milano al contributo di Cristina Zuccaro sull’accesso alla proprietà immobiliare degli ebrei dopo gli editti di emancipazione. Temi specifici che sembrano incastonati in un periodo storico lontano e privo di influenza sul presente della città. “In realtà questo libro mostra come gli ebrei, benché oggi scomparsi da Fossano, hanno profondamente modificato il corso degli eventi del luogo – afferma Allegra – ne hanno influenzato la cultura, contribuendo a plasmare i comportamenti dei suoi abitanti e a costruire nei secoli la fisionomia economica e sociale della città”. Un’opera, dunque, che parte dal particolare per aprire spunti di riflessione più generali e attuali e a cui hanno collaborato Alberto Cavaglion, Igor Bergese, Sarah Kaminski e rav Alberto Moshe Somekh.
Un percorso più classico, invece, è stato seguito da Bruno Taricco nel comporre il libro Gli Ebrei di Cherasco. “Noi abbiamo scelto un approccio abbastanza tradizionale – spiega l’autore – ripercorrendo, attraverso una rassegna cronologica, la storia della presenza ebraica nella città”. La prima testimonianza di questa presenza a Cherasco risale all’8 luglio del 1547 con l’accoglimento della richiesta di due ebrei, Anselmo Montagnana e Benedetto De Benedetti, di risiedere nel comune. Da allora la Comunità ebraica cominciò a fiorire trovando il suo massimo splendore sotto la dominazione napoleonica. “La realtà ebraica di Cherasco rimase indipendente fino agli anni ’30 del Novecento, quando i pochi ebrei rimasti, otto per la precisione, furono accolti sotto all’ala della Comunità di Torino – sottolinea Taricco – Di quegli otto, è doveroso ricordarlo – tre morirono nella Shoah”.
A Marco Levi è dedicato il primo pensiero di Franco Segre. “Se parliamo di Mondovì non possiamo non fare riferimento a mio cugino Marco, l’ultimo ebreo della città monregalese. Nella sua vita lui era riuscito a coniugare perfettamente il suo amore per l’ebraismo a quello per il territorio, per quelle colline stupende. Era conosciuto e ben voluto in città e i impegnò fortemente per recuperare la memoria ebraica di quei luoghi”. Grazie all’intervento di Levi, infatti, iniziarono i lavori di ristrutturazione della sinagoga monregalese, rimasta chiusa a lungo e per questo in stato di degrado. “Ricordo ancora – continua Segre – quando entrammo per la prima volta nei locali della Sinagoga. A terra giacevano centimetri di documenti e polvere che poi raccogliemmo e recuperammo”. In quel luogo, in Via Vico, si concentrò per circa mezzo millennio la vita ebraica di Mondovì, oggi raccontata nel libro curato da Alberto Cavaglion e pubblicato da Zamorani con l’Archivio Terracini di Torino, senza dimenticare il contributo di Guido Neppi Modona, già giudice della Corte Costituzionale nonché nipote di Marco Levi.
Daniel Reichel