Qui Torino – A scuola di animazione
Grandi risate, entusiasmo stupore… queste le prime reazioni dei ragazzi che hanno avuto la possibilità di sperimentare la magia dell’animazione
digitale, guidati da Paul Topolos e Sandra Karpman che sono a Torino, dopo che nei giorni scorsi hanno tenuto lezioni e workshop nelle scuole delle Comunità ebraiche di Roma e Milano. Il progetto è stato realizzato grazie alla docente Sonia Brunetti e all’instancabile e appassionato lavoro della professoressa Maria Elena Gutierrez, fondatrice e direttrice di VIEWConference, la più importante manifestazione italiana sulla grafica digitale e in collaborazione con il giornale ebraico per bambini DafDaf, edito dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Paul Topolos lavora alla Pixar dal 2002 ed è un vero artista del matte painting, e non solo: fra le altre cose si occupa anche di concept painting, storyboard e model painting ed ha affascinato i bambini e ragazzi prima mostrando come lavora, con esempi da Gli Incredibili,
Cars, Ratatouille, Wall-E e Cars 2 e poi guidandoli nell’uso delle tavolette grafiche prestate dalla Wacom. Sandra Karpman invece è stata la direttrice tecnica del cortometraggio Pixar Day 6 Night, tema centrale di tutto il progetto. Ha esperienza praticamente in ogni ambito dell’animazione, da direttrice degli effetti visivi a sviluppatore della pipeline per la stereo pipeline della Pixar, tutti concetti che ha spiegato con grande efficacia anche ai più piccoli a cui ha anche mostrato – e fatto sperimentare direttamente – come avere delle limitazioni obblighi ad essere più creativi. Alla visione di tre cortometraggi, For the Birds, Lifted e del capolavoro Day & Night sono seguite per tutti spiegazioni, discussioni e infine le tanto attese esercitazioni pratiche, un’occasione unica che ha permesso ai ragazzi, di vivere in prima persona l’incanto delle creazioni del più grande studio d’animazione al mondo e d’incontrarne i guru in attesa di View Conference e ViewFest 2011, in programma dal 21 al 28 ottobre al Centro Congressi Torino Incontra e al cinema Massimo.
Per Pixar l’animazione serve a capire le differenze
Un giorno si sveglia. Il sole splende e la campagna ride. Per Day è una meravigliosa giornata. Ma poi l’incontro inaspettato con Night rischia di rovinargliela. Prende così le mosse Day and Night straordinario cortometraggio targato Pixar che in pochi minuti racchiude tutta la difficoltà, ma anche la meraviglia, dell’incontro con qualcuno di diverso da sé. “Penso che la parola chiave per parlare del significato di questo cartone animato sia ‘prospettiva’ – spiega Sandy Karpam, direttore tecnico di Day and Night, in Pixar dal 2002 – Ciascuno dei due personaggi guarda il mondo secondo la propria prospettiva. All’inizio Night e Day rimangono chiusi in se stessi. poi cominciano a considerarsi, infine scoprono non solo di avere molto più in comune di quanto pensassero, ma anche quanto è bello il mondo sperimentando la prospettiva dell’altro. E penso che in pochi minuti, senza bisogno di parole, si racconti qualcosa che troppe persone non accettano di vedere”. Un messaggio forte insomma, soprattutto in un’America in cui le passioni politiche sono sempre più radicalizzate, al punto da far sembrare ancora più dirompente l’idea di veicolare in un cartone animato un messaggio così netto, nonostante la Pixar sia una società da sempre schierata in area liberal. E per Day & Night, trasmesso in tutte le sale cinematografiche del mondo come preludio a Toy Story 3, è arrivata anche la nomination all’Oscar come miglior corto d’animazione. Il cartone animato diventa ormai una forma di espressione fondamentale per arrivare al pubblico dei giovanissimi e spesso anche agli adulti. “Un mezzo come il cartone animato, dove l’immagine è protagonista, permette di trattare temi profondi come l’identità, il rapporto con gli altri e la diversità, in modo chiaro e diretto – sottolinea Maria Elena Gutierrez, docente di Cinema alla State University of New York e direttrice del VIEW Fest di Torino – Il cartone dà la possibilità di mostrare il riflesso dell’altro attraverso il nostro sguardo. Ed essendo proprio il nostro sguardo a darci l’immagine dell’altro, e lo sguardo dell’altro a trasmetterci un’immagine diversa del mondo, cosa può esserci di meglio di un disegno animato per esprimere intuitivamente questi ideali senza bisogno di parole?”. Identità, diversità, percezione di se stessi sono in effetti temi che nei cartoni animati che la Pixar ha prodotto negli anni sono sempre stati centrali, anche se, ci tiene a specificare Sandy Karpman “non vogliamo apparire come schierati a favore o contro nessuno. Quello che ci sforziamo di fare è semplicemente raccontare passioni e valori umani”. E così i due personaggi entrano in contatto. Il primo confronto fra i due è serrato: ciascuno vuole dimostrare di essere migliore dell’altro. Ma per vincere la sfida, entrambi sono stimolati a mostrare la parte migliore di sé. In questo modo però la gara diventa inutile, Day e Night scoprono che tra loro esiste una continuità e così tornano a porsi su un piano di parità reciproca. Quello del cinema d’animazione è un mondo in continua evoluzione. Anche se non sostituirà mai la lettura di un libro, il cartone animato può farsi veicolo di messaggi importanti. Messaggi racchiusi in storie che, per essere raccontate, possono avvalersi di tecnologie straordinarie, che hanno ormai varcato un’importante frontiera: l’animazione 3D. Che però non è automatico sinonimo di un prodotto di qualità, come spiega Paul Topolos, che ha lavorato a Toy Story 3. “Il lavoro artistico alla base di un cartone animato deve essere in grado di suscitare le emozioni della vicenda raccontata. Colori e forme sono ciò che un artista usa per rappresentare una storia senza utilizzare le parole. La tecnologia tridimensionale è soltanto uno strumento. Oggi il 3D ha un successo maggiore del 2D, ma non significa che sia una forma espressiva superiore. È come paragonare colori a olio e acquerelli”. Per mettere d’accordo tutti Day & Night utilizza un mix di tecnologia 2D e 3D, che colpisce particolarmente il pubblico “Dall’esperienza che ho avuto durante i workshop e le proiezioni del VIEWFest 2010 – ricorda la professoressa Gutierrez – ho potuto constatare che bambini e adulti rimanevano sempre stupiti e molto divertiti dalla poesia della continua danza di Giorno e Notte”. Una poesia che è nata nella testa del regista Teddy Newton proprio in Italia. Durante un viaggio a Firenze infatti, Newton rimase affascinato dagli stupendi scorci che riusciva a intravedere attraverso le serrature dei portoni degli antichi palazzi fiorentini. Da quei panorami a forma di toppa sono nati i due protagonisti del cortometraggio. Una storia che gli alunni delle scuole ebraiche italiane hanno approfondito, grazie all’iniziativa del Dipartimento educazione e cultura dell’UCEI portata avanti dalla morah di Torino Sonia Brunetti. Sandy Karpman, Paul Topolos e Maria Elena Gutierrez con incontri che si sono svolti a Torino, Milano e Roma. Un’occasione per capire meglio il lavoro, ma soprattutto lo spirito, che le avventure di Giorno e Notte racchiudono.
Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, aprile 2011