Le molteplici anime di Guido Fubini
Si potrebbe fare un convegno per raccontare i vari momenti della storia di Guido Fubini, da quando, tredicenne, si fece espellere da tutte le scuole del regno per aver scritto “abbasso Hitler” sulla porta del bagno della scuola, al suo impegno in Giustizia e Libertà a Milano nei mesi che precedono la Liberazione, alle vicende legate alla sua professione di avvocato. E si potrebbe organizzare un altro convegno sui suoi libri autobiografici in cui racconta queste vicende. Poi si potrebbe analizzare, in un altro convegno, la sua riflessione sui diritti delle minoranze e il suo ruolo nel dibattito che ha portato alle Intese e allo Statuto dell’ebraismo italiano. Sarebbe anche opportuno un convegno sulla Rassegna Mensile di Israel (che Guido Fubini ha diretto per alcuni anni); e naturalmente non si può dimenticare Ha Keillah, la rivista torinese, organo del gruppo di studi ebraici, di cui Guido è stato tra i fondatori e di cui è stato ininterrottamente redattore senza fare mai mancare in ogni numero uno o più contributi. Nei suoi articoli trattava di diritto, di politica italiana, ma anche di comunità ebraiche, Israele, ebraismo, Tanakh. Poi ci sarebbe da organizzare un convegno sull’antisemitismo, e un altro sulla laicità (in ambito italiano, ma anche all’interno delle istituzioni ebraiche), e molti altri ancora.
Per tutti questi motivi la giornata di studio dal titolo “L’impegno di una vita”, che si svolgerà domenica a Torino in ricordo di Guido Fubini a un anno dalla sua scomparsa, si profila non solo molto interessante, ma anche estremamente variegata: tra le molteplici anime di Guido Fubini e i molteplici interessi che hanno indirizzato la sua riflessione in diversi ambiti, ciascuno troverà facilmente i temi più vicini alla propria sensibilità. Questa varietà di temi ci ricorda che ci sono molti modi di vivere l’ebraismo; il rispetto per questa pluralità è un altro insegnamento di Guido Fubini su cui varrebbe la pena di organizzare un convegno: un rispetto di cui oggi nelle nostre comunità si sente talvolta il bisogno.
Anna Segre, insegnante