…lapidazione

Carità di patria avrebbe preferito il silenzio, ma dal momento che i media ne hanno ampiamente parlato, affrontiamo l’argomento. A Mea Shearim, un tribunale rabbinico ha condannato un cane alla lapidazione. Non si sa se la sentenza è stata eseguita, o se la povera bestia è riuscita a prendere la fuga, come speriamo ardentemente. Il cane non era colpevole tanto di essere entrato nella corte rabbinica, rifiutandosi di uscire, quanto soprattutto di essere stato “individuato” come la reincarnazione di un avvocato laico morto da alcuni anni che aveva in passato vinto un processo contro il rabbino che ha emanato la sentenza. E’ difficile, nel 2011, fare commenti su questo aspetto della reincarnazione, a meno che non si voglia abbandonare la calma e la serenità del giudizio. Asteniamocene. Entriamo però nell’ottica di un processo contro il cane davanti ad un tribunale rabbinico, per quanto assurda la prospettiva ci possa sembrare. Il cane aveva un difensore? E quali prove sono state portate dell’avvenuta reincarnazione? E la lapidazione, è una pena in vigore nei tribunali rabbinici, anche se si tratta di Mea Shearim? Spero di cuore che questa vicenda sia ridimensionata dalle testimonianze, anche se la versione a cui mi attengo è quella confermata in un’intervista dal vice stesso del rabbino in questione. Ma, comunque vadano le cose, non vedo differenze tra i talebani afgani e pakistani da una parte e tali rabbini ultraortodossi dall’altra. A Mea Shearim si è diffuso recentemente un movimento volto a far portare alle donne una sorta di burka, in nome della modestia. Peccato che l’inventrice di questa novità sia stata arrestata per abusi e maltrattamenti dei suoi dodici figli. E adesso, il processo al cane, con relativa condanna alla lapidazione. A quando, l’annuncio della lapidazione di un’adultera? O non ci sono adultere da lapidare a MeaShearim? Infine, non voglio nemmeno pensare a cosa un fatto del genere può portare, una volta diffuso ovunque dai media. Sembra proprio che, con ebrei di tal fatta, non abbiamo proprio bisogno di antisemiti!.

Anna Foa, storica