Appuntamento a Milano
Se lo spostamento fosse confermato, la notizia sarebbe grave e clamorosa: le minacce di gruppi pro-palestinesi avrebbero causato l’allontanamento della «Settimana israeliana», prevista per il prossimo 13 giugno, dal Duomo al più difendibile Castello sforzesco. Ci risiamo. Mentre ai confini israeliani si vanno accendendo micce pericolose, con la pace in Medioriente che rimane un miraggio, alcuni gruppi intolleranti e poco democratici continuano a voler bloccare qualunque iniziativa che veda protagonista Israele, anche quando si tratta di eventi culturali e sociali. Se a Torino il neo-sindaco Piero Fassino, da sempre assai vicino alla Comunità ebraica e allo Stato d’Israele, ha reagito con determinazione alle ultime inaccettabili manifestazioni anti-israeliane, ha ragione Pierluigi Battista a sostenere che Giuliano Pisapia è atteso da un compito forse più difficile e importante. Affermare con chiarezza che tutti possono parlare, e che altrettanto chiunque può dissentire civilmente. Come all’epoca della Fiera del libro di Torino, Israele ha tutto il diritto di mostrare al mondo le proprie eccellenze in campo accademico, sociale, culturale, tecnologico, senza che nessuno possa permettersi di occultare queste realtà grazie all’ostracismo. Si può criticare la politica dei governi israeliani partendo dal rispetto reciproco e dal diritto – che dovrebbe essere ovvio e pleonastico – all’esistenza dello Stato d’Israele. Nella coalizione che ha eletto Pisapia esistono posizioni fortemente anti-israeliane. Ma il messaggio che è partito da Milano deve essere questo: nessuno può impedire all’altro di esprimersi in piena libertà. Valeva per la moschea, dovrà valere anche per la settimana della cultura israeliana. Io sono fiducioso.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas