La tranquillità del ciclo annuale

In quest’ultima settimana di scuola (che per me è stata ancora più convulsa del solito a causa di Shavuòt) tutti gli insegnanti si affrettano a spiegare le ultime cose e a stendere relazioni sul programma svolto. Inevitabilmente tutti si ritrovano ogni anno più indietro di quanto pensassero e si rammaricano per tutti gli argomenti che sono stati costretti a tagliare o a trattare troppo sinteticamente.
Questo meccanismo, che si ripete quasi identico di anno in anno, mi ha portato a riflettere sui grandi vantaggi offerti dal ciclo annuale di lettura della Torah e dalla suddivisione in parashot. Cosa succederebbe se una comunità dedicasse sei mesi a leggere il libro di Bereshit e poi si ritrovasse a due giorni da Simchat Torah appena all’inizio di Devarim o ancora più indietro? O magari per compensare il ritardo decidesse di leggere nell’ultimo mese tre parashot alla settimana? Per fortuna le cose non funzionano così: per quante cose ci siano da dire sulla creazione del mondo, comunque le settimana dopo si parlerà del diluvio, e poi dei patriarchi, della schiavitù in Egitto, della liberazione, del patto, senza correre il rischio che in un certo anno si salti qualcosa per cause di forza maggiore. Ha diritto a parlare di Noè anche chi non dimostra una conoscenza soddisfacente su Adamo ed Eva.
Certo, il paragone è indubbiamente forzato, eppure mi pare contenga una lezione utile: anche noi insegnanti dovremmo talvolta liberarci dalla presunzione di credere che si possa esaurire un argomento una volta per tutte e dovremmo convincerci, invece, che a noi spetta semplicemente il compito di offrire alcuni spunti perché gli allievi possano un giorno approfondire quegli stessi temi autonomamente e liberamente.

Anna Segre, insegnante