…nazireo
Pochi giorni fa, nella parashà di Nasò, abbiamo ricordato, tra gli altri temi, le norme per il nazireo, figura che nella Torah assume quasi sempre un valore negativo, in quanto percepito come il singolo che si separa dalla comunità. Fra i diversi stimoli che si possono ricevere, non credo sia impropria una riflessione sul tema della libertà di coscienza nell’ebraismo, tanto più poiché si distingue come la religione del dibattito, per cui, come noto, per due ebrei ci sono tre posizioni. Come conciliare questo apparente ossimoro? Io credo si possa affermare che la tradizione ebraica ammetta al proprio interno ogni tipo di opinione, anche a riflettere l’ampiezza dello spettro etico da essa stessa tracciato. Ogni decisione che immette un cambiamento normativo deve essere però condivisa dalla comunità, seguendo precisi passaggi che potremmo definire legislativi. Un’interessante prospettiva per evitare che il valore della libertà si traduca in mero arbitrio, o, per citare un importante filosofo italiano come Piero Martinetti, in una “libertà d’indifferenza”. “Al tifroš min atsibur”, “Non isolarti dalla comunità”, recitano i Pirké Avòt (II, 4). Un monito che coinvolge entrambi i poli della relazione: il singolo e la comunità, che deve ben guardarsi dal dividersi e dal non considerare fratelli i propri membri.
Davide Assael, ricercatore