Qui Torino – Con la marcata affermazione di Anavim il voto segna una svolta al vertice comunitario

Con una marcata affermazione elettorale della formazione Anavim, nata attorno all’opposizione del governo comunitario uscente, la Comunità ebraica di Torino esprime un Consiglio che capovolge il rapporto fra governo e opposizione. La formazione ComunitàAttiva, attorno alla quale si era raccolta la maggioranza uscente, esprime in Consiglio una minoranza di cinque componenti, mentre la nuova formazione elegge otto Consiglieri e conquista una solida maggioranza.
David Sorani (nell’immagine), con 255 preferenze, è il più votato degli eletti. Sempre di Anavim, che manda in Consiglio in blocco gli altri candidati, Andrea Levi, Giuseppe Segre, Emanuel Segre Amar, Giacomo Emilio Ottolenghi, Giulio Tedeschi, Franca Mortara Nizza, Marco Morello.
Il più votato di ComunitàAttiva, con 236 preferenze, è invece Edoardo Segre, cui seguono Ernesto Ovazza, Sarah Kaminski, Lidia Krieger e Alda Guastalla. Il risultato elettorale ha dimostrato tra l’altro che una profonda divisione fra diverse componenti di iscritti, più volte manifestatasi in questi ultimi anni, permane ancora. La maggioranza delle schede espresse appartengono infatti a schede di votanti che hanno aderito all’idea di votare in blocco un gruppo di candidati appartenenti all’una o all’altra componente senza avvalersi della facoltà di intersecare le preferenze.
Marcata soddisfazione per il risultato del voto è stata espressa dal leader di Anavim David Sorani: “La vittoria netta e indiscutibile – ha detto – della lista Anavim, che non è solo uno schieramento elettorale, ma anche una nuova associazione culturale della Comunità ebraica di Torino, dimostra senza possibili equivoci che la maggioranza della Kehillà torinese non si identifica nelle scelte esasperate e unilaterali compiute dalla precedente maggioranza, a partire dal provvedimento di revoca a Rav Somekh. Dimostra che non era solo una sparuta minoranza a manifestare perplessità e riserve di fronte a una politica comunitaria fatta di eclatanti ma in fondo effimere iniziative. Soprattutto nel contesto di una difficile situazione economica come quella attuale, che richiede invece realismo e rigore senza nulla togliere alla sostanza dell’azione formativa e aggregante”.
“Adesso – aggiunge Sorani – ci attende un lavoro difficile e paziente, nel quale metteremo tutti il massimo impegno per realizzare gli obiettivi del nostro programma. E il primo obiettivo è ritrovare l’unità perduta della nostra Comunità, che da troppo tempo è spaccata in due. Come andiamo dicendo da tempo, non è nostra intenzione fare la controriforma né la restaurazione. Riteniamo che quanto c’è di autenticamente costruttivo nelle tante iniziative intraprese di recente vada salvaguardato e rafforzato; mentre altri aspetti non sostanziali dovranno essere rimessi in discussione. Crediamo che la Comunità debba tornare a costruire una propria autonoma politica culturale, basata su un programma vario e vasto capace di essere punto di incontro di interessi differenti e non semplice accumulazione scoordinata di “eventi”. Desideriamo che i giovani, attualmente inquadrati dall’alto in iniziative di cui sono talvolta fruitori passivi, ritrovino pienamente i loro autonomi spazi associativi: essi sono il presente e il futuro della Comunità. Vogliamo restituire un carattere assolutamente trasparente all’amministrazione comunitaria e porre le regole della democrazia al centro di ogni scelta consiliare”.
“Anavim – conclude Sorani – significa grappolo. La diversità degli acini che formano questo grappolo è anche – credo – la nostra ricchezza. La diversità e la varietà devono continuare a essere la ricchezza della Comunità ebraica di Torino. Ma devono anche tradursi in legami capaci di riunirci davvero tutti, noi ebrei torinesi, in una collaborazione dialettica e costruttiva”.