interpretazioni…
Sono varie e molteplici le interpretazioni che cercano di capire in profondità le remore che 10 dei 12 esploratori hanno avuto nei confronti dell’insediamento nella Terra promessa. Ad accentuare lo stupore del loro rifiuto è il fatto che gli esploratori non erano persone qualunque; erano i rappresentanti del popolo. Per Rashì erano Tzaddikìm Qualcuno spiega che avrebbero avuto riserve di tipo etico-politico: che diritto abbiamo noi su questa terra? Questa terra è già abitata! Anteponendo così una questione morale e un presunto diritto storico a un disegno divino. I non simpatizzanti degli esploratori sostengono invece che non avrebbero voluto perdere il loro “status” di notabili. In Israele sarebbero stati considerati alla stregua di tutti gli altri, semplici ebrei comuni. Altri ancora, invece, giustificano il clamoroso rifiuto attribuendo agli esploratori valutazioni del tipo: “Chi ce lo fa fare di andare in Israele! Ci alimentiamo con la manna che viene tutti i giorni direttamente dal Cielo, possiamo occuparci di Torah e del suo studio senza lavorare! Viviamo perennemente sotto la nuvola protettiva dell’Eterno! Perché dovremmo rinunciare a tutto ciò per iniziare una vita dura e piena di incognite?”. Ancora oggi, a distanza di secoli, le riserve e le divergenze ideologiche che caratterizzano i nostri diversi modi di porci rispetto alla questione di Eretz Israel non sono forse riconducibili a queste interpretazioni?
Roberto Della Rocca, rabbino