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Qui Roma – Israele e il futuro del Medio Oriente

Scriveva alcune settimane fa Fiamma Nirenstein sul Giornale che dopo le “primavere arabe” c’è adesso da aspettarsi un “autunno caldo” per Israele. Una previsione sulla quale molti osservatori ed esperti in materia sembrano concordare. E allora, alla luce del fermento politico e sociale dei paesi limitrofi, della possibile risoluzione unilaterale delle Nazioni Unite sullo Stato palestinese e del rapporto almeno in apparenza allentatosi con lo storico alleato statunitense, quali scenari sono all’orizzonte per lo Stato ebraico? Obama ha davvero “tradito” Israele come alcuni dicono? Quale profilo tenere davanti a un mondo vicino geograficamente e culturalmente che sta mutando? Quali alleanze rinsaldare, quali allentare, quali ancora costruire ex novo (o quasi) per garantire la sopravvivenza di Israele in futuro? A discuterne ieri sera al Centro ebraico Il Pitigliani di Roma, coordinati dal consigliere UCEI Victor Magiar, un trio di giornalisti d’eccezione – il direttore de Il Foglio Giuliano Ferrara, il corrispondente dagli Stati Uniti per La Stampa Maurizio Molinari e il corrispondente da Roma di Yediot Aharonot Menachem Gantz. Alla presenza di un pubblico folto, tra cui vari rappresentanti delle istituzioni ebraiche italiane e romane, i protagonisti del dibattito hanno aperto numerose finestre di approfondimento sui grandi temi in discussione in queste settimane: dal dialogo privilegiato tra Stati Uniti e Israele che in molti a Gerusalemme vedono in pericolo, alla comprensione del significato e dei possibili effetti politici portati dal vento di insurrezione dei paesi arabi, al ruolo che una rapida soluzione delle partite diplomatiche ancora aperte nell’area avrebbe per Obama nell’ottica di una strategia che include i futuri equilibri del pianeta alla luce della prossima probabile polarizzazione su scala globale tra Stati Uniti e Cina.