Qui Roma – Dalla Campidoglio un segno di speranza per Shalit
Migliaia di palloncini gialli nel cielo di Roma: 1826 come i giorni della sua prigionia, gialli come il colore simbolo di una battaglia di giustizia che va avanti incessante ormai da lungo tempo. Alla vigilia del quinto anniversario del suo rapimento, Comune e Comunità ebraica di Roma scelgono di tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica italiana sulla sorte del cittadino onorario della Capitale Gilad Shalit con una breve ma partecipata iniziativa che richiama in piazza del Campidoglio molti giornalisti e cittadini. Il sindaco Gianni Alemanno, il presidente della Comunità ebraica capitolina Riccardo Pacifici e alcuni rappresentanti del Comitato Per Shalit di cui Alemanno è presidente onorario incontrano la stampa e si danno appuntamento davanti alla rete che contiene i palloncini. Sono Alemanno e Pacifici a tirare la corda che li libera in cielo proprio davanti alla gigantografia dello sfortunato soldato israeliano che da due anni osserva Roma dalla facciata del Campidoglio. “È una battaglia di giustizia, noi rifiutiamo la logica della morte e della violenza. Noi siamo al fianco di Shalit” dice Alemanno, mentre il presidente Pacifici legge una lettera di ringraziamento del padre di Gilad, quel Noam Shalit che da cinque anni lotta per non perdere la speranza e che 12 mesi fa raccolse l’abbraccio di Roma nella notte di emozioni del Colosseo senza luci in onore di suo figlio. Nel corso della cerimonia, presenti tra gli altri i vertici dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, il primo cittadino ha rilanciato la propria candidatura a incontrare i carcerieri di Shalit e annunciato l’avvenuta spedizione di alcune lettere ufficiali indirizzate ai sindaci delle capitali europee e di molte città italiane in cui viene sollecitato il conferimento della cittadinanza onoraria al caporale di Tsahal sulla scia di quanto fatto nel recente passato da Roma e Parigi. Il fine è quello di mobilitare e accrescere il fronte istituzionale di condanna al suo ignobile rapimento. “Non si tratta solo di un atto simbolico” spiega Alemanno. Con l’impegno corale delle nostre città potremo infatti rilanciare l’appello internazionale per la sua immediata liberazione dando così un impulso determinante al processo diplomatico per una pace duratura in Medio Oriente”.
Adam Smulevich