Pio XII e la Storia
L’ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede ha espresso nei giorni scorsi a Roma un parere su Pio XII che mi sembra sprovvisto di fondamenti storici. Egli ha affermato che dal 16 ottobre 1943 monasteri e orfanotrofi hanno aperto le porte agli ebrei, e questo è indubbiamente vero. Ma ha aggiunto: “Abbiamo motivo di pensare che ciò avvenisse sotto la supervisione degli alti vertici del Vaticano”. Per quanto mi consta non esiste nessun documento che provi che gli alti vertici del Vaticano abbiano suggerito o ordinato ai monasteri di accogliere ebrei prima del 16 ottobre 1943. Ciò che fecero numerosi religiosi cattolici aprendo le porte ai fuggiaschi ebrei, lo fecero di loro spontanea volontà senza nessuna imboccata. Non ci sarebbe stato il tempo necessario e l’ordine non venne.
Lewy afferma “che quello partito il 18 ottobre 1943 fu l’unico convoglio” che i nazisti organizzarono verso Auschwitz. Così 1024 ebrei furono inviati al campo di sterminio e ne tornarono 15. Ma non fu l’unica retata, poiché dopo quella data furono arrestati e deportati un migliaio di ebrei, più di quelli catturati la prima volta.
Lewy non è nuovo a questo genere di affermazioni poiché già nel 2003 andò a Boston negli Stati Uniti per concedere un’intervista a Michael Paulson, del Boston Globee affermò: “È sbagliato dire che Pio XII non salvò ebrei”.
In pubblico Pio XII non pronunciò mai la parola ebrei né durante la guerra né dopo. Si era sostenuto da parte cattolica che egli non fosse al corrente delle persecuzioni naziste contro gli ebrei. Ma fu provato che questo non era vero. Egli ricevette per esempio nel giugno 1940 il funzionario Vincenzo Soro, già addetto all’ambasciata italiana a Varsavia, che gli raccontò di aver visto una decina di ebrei uccisi con un colpo alla nuca, sulla neve in un giardino di Varsavia. Il cappellano Scavizzi, che accompagnava i treni-ospedale verso il fronte russo incontrò personalmente Pio XII nel 1941-42 e gli scrisse quattro lettere con dettagli precisi sull’uccisione di due milioni di ebrei in Ucraina. All’inizio del 1943 il vescovo di Berlino, von Preysing, scrisse a Pio XII per invocare il suo intervento e salvare gli ebrei, ma invano. A Roma dopo l’8 settembre 1943, la preoccupazione maggiore del Segretario di Stato Maglione fu quella di salvare Roma dai comunisti. Di questo parlò Pio XII con il rappresentante britannico Osborne, e con il rappresentante americano Tittman nell’ottobre 1943. In Ungheria Pio XII inviò un messaggio a Horty il 25 giugno 1944, ma ormai era troppo tardi.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Igael Palmor, ha detto: “La posizione prevalente da noi e nel mondo ebraico è che Pio XII mantenne il silenzio quando invece avrebbe dovuto alzare la voce”. Lewy è stato poi costretto a smentire se stesso affermando che le sue parole “ Facevano parte di uno sfondo storico più vasto, ma tenendo conto del fatto che questo sfondo storico è tuttora oggetto di ricerche, era troppo presto per formulare una posizione storica personale”. No, signor Ambasciatore, lei non può esprimere alcuna posizione storica personale, ma solo quella sostenuta dal suo governo.
Sergio Minerbi