Stay human?
Si appresta a salpare una nuova «flottiglia». La precede e la prepara uno slogan superficialmente condivisibile, ma a ben guardare ignobile, torvo, minaccioso: «stay human»! Restare umani è uno slogan che ha cominciato a circolare nelle ultime settimane e che compendia un rifiuto, una smentita, una negazione di Israele. Perciò ha quasi un amaro sapore negazionista.
Lo Stato di Israele costituisce per la maggior parte degli ebrei del mondo la chiave di volta della loro sicurezza, il rifugio in caso di nuovi pericoli, il recupero di una dignità che agli occhi degli altri e ai propri non avevano più. Ma rappresenta anche il riscatto dell’umanità, dopo essere passati per la degradazione assoluta dell’umano, dopo aver subito la conditio inhumana dell’anti-mondo. Chi avrebbe mai potuto prepararli a subire, dopo il ritorno dall’anti-mondo al mondo, già di per sé al limite del possibile, il marchio dell’illegittimità, la sottrazione dell’umano che passa subdolamente nelle parole di chi si spaccia per attivista dei diritti umani?
L’umanità dell’altro uomo è il patrimonio del pensiero ebraico, il lascito per una politica, un’etica, un’economia per il tempo globale. Ma chi cancella previamente l’umanità altrui è già dalla parte della violenza e della sopraffazione, prima ancora di salpare.
Donatella Di Cesare, filosofa