Accettiamo le opinioni diverse
Credo che Pagine ebraiche e l’Unione informa siano uno strumento straordinario di confronto tra gli ebrei italiani; il loro valore inestimabile sta proprio nella grande diversità delle posizioni di chi scrive: altrimenti, come avveniva fino a un paio di anni fa, ciascuno continuerebbe a utilizzare solo le proprie testate, i propri siti e le proprie newsletter, più o meno riservati a chi la pensa nello stesso modo, e non avrebbe nemmeno la possibilità di conoscere le opinioni diverse, anche solo per confutarle. Dispiace, perciò, la conclusione dell’intervento di Ugo Volli di domenica scorsa, che, riferendosi a un pezzo di Giorgio Gomel, scriveva: “Meraviglia che queste posizioni trovino spazio sui media comunitari ebraici.”
E di quali posizioni si tratta, poi? Non certo di tesi antisemite, o magari di un testo che negasse il diritto all’esistenza di Israele, ma semplicemente della critica ampiamente condivisa (come dimostrano altri testi pubblicati sempre in questa newsletter) a una legge approvata dalla Knesset. Peraltro, visto che in teoria si tratta di solidarietà verso Israele, mi sono oziosamente domandata quale dei due interventi, quello di Gomel o quello di Volli, sarebbe maggiormente condiviso se fosse sottoposto alla lettura dell’intera popolazione israeliana (cioè, se si potesse chiedere a tutti gli israeliani di scegliere uno dei due, magari turandosi un po’ il naso); non sono affatto convinta che sceglierebbero quello di Volli, visto che la legge in questione è stata ampiamente criticata anche in Israele, mentre l’intervento di Volli sembra mettere in discussione la stessa distinzione tra Israele e territori occupati. Questa distinzione, che è un dato di fatto oggettivo anche nella stessa legislazione israeliana, mi sembra viceversa profondamente radicata nella mentalità comune, come si evince spesso dai sondaggi (e anche chi è contrario al ritiro dai territori spesso lo è per motivi di sicurezza, non in linea di principio); in fin dei conti anche la stessa costruzione del muro, pur con tutti i dubbi e le polemiche che ha suscitato, ha contribuito a marcare simbolicamente il principio che esiste un confine. Naturalmente potrei sbagliarmi, ma il fatto stesso che il dubbio possa venire basta da solo a dimostrare quanto sia difficile stabilire a priori chi sta parlando davvero per il bene di Israele.
Ho notato un curioso paradosso: spesso chi critica Israele da posizioni “pacifiste” si sente rispondere che chi non vive là non può avere una cognizione corretta della situazione. Viceversa, chi critica la sinistra israeliana, i pacifisti israeliani, e talvolta gli stessi governi israeliani quando prendono iniziative che vanno in direzione della pace, si sente autorizzato a farlo tranquillamente anche da migliaia di chilometri di distanza, e anche i preziosi contributi che arrivano da Israele pubblicati su l’Unione Informa non sempre vengono accolti con l’umiltà che la distanza, secondo me, dovrebbe comunque suggerire.
Per fortuna la newsletter è aperta a tutte le opinioni, su Israele come in molti altri ambiti.
Anna Segre, insegnante