…disaccordo

Raggiunta una certa età non è facile o addirittura possibile cambiare le proprie idee, ma è possibile chiarirsi urbanamente sulle radici e le componenti del disaccordo. Così, quando Sergio Romano lunedì sul Corriere della Sera rispondendo al lettore Franco Cohen spiega, anzi giustifica, i due pesi e le due misure adottati verso Israele e la crisi siriana, non siamo d’accordo su alcuni fatti e su alcuni principi. Il primo fatto: è vero che il territorio iniziale dello Stato d’Israele è stato lungamente abitato da una popolazione indigena non ebraica, ma è altrettanto vero che è stato lungamente abitato da una popolazione indigena ebraica. Il secondo fatto: è vero che lo Stato ebraico non può trattare i palestinesi dei territori occupati come propri cittadini perché, se così facesse, metterebbe in atto un’annessione che Israele non ha mai voluto proclamare e che chiuderebbe la strada verso la soluzione dei due Stati per i due popoli che è pur sempre la più auspicabile. Ma non è vero che Israele non tratta da cittadini aventi pari diritti gli arabi palestinesi del proprio territorio nazionale. A meno che non si voglia stigmatizzare l’esenzione dal servizio militare, oppure il diritto a un sistema di pubblica istruzione in lingua araba, che a noi sembrano invece indizi di pluralismo e di liberalità. E quanto ai principi: duole sinceramente che Romano pensi che l’uccisione di un migliaio di cittadini siriani da parte del regime di Bashar al Assad “è pur sempre una questione interna dello stato siriano”. Dalla penna di un liberale si vorrebbe sgorgasse non solamente la lucida analisi sulla natura incerta delle forze in campo e sui complessi equilibri della politica, ma anche qualche goccia di sincera indignazione.

Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme