Clandestini

E continuiamo a chiamarli clandestini, cioè «nascosti» (dal latino clam). Quei corpi allineati sulla banchina, martoriati dall’asfissìa, coperti da sacchi di plastica, esposti agli sguardi di bagnanti ignari. È difficile immaginare qualcosa di meno clandestino, di più esplicito ed eloquente, dei corpi delle migliaia di profughi che solcano il Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Persone che mostrano il corpo – sempre il corpo! – agli obiettivi delle telecamere, ai radar delle capitanerie, ai binocoli dei marinai e ai sensori degli elicotteri. Corpi che sono oggetto di trattativa tra governi: Gheddafi li tratteneva in cambio di soldi e strade, per la gioia dei nostri governanti, e ora li spinge a partire come ritorsione contro il vecchio alleato.
E continuiamo a chiamarli clandestini, sosteniamo che siano loro a nascondersi. Ma è stato calcolato che dal 1988 a oggi, parlando solo dei morti ufficiali, cioè delle salme recuperate, muoiono nel Mediterraneo, nel tentativo di approdare sulle nostre coste, tre persone al giorno. Tre persone al giorno. Fate voi i calcoli. Sono forse nascosti, questi corpi? O siamo noi a non volerli vedere?
Nel frattempo scatta la rivolta nei Centri per rifugiati in giro per l’Italia. Esasperati dalle lungaggini burocratiche e dalle condizioni dei centri, i richiedenti asilo assaltano le forze dell’ordine, senza che nel nostro paese – unico tra quelli occidentali – vi sia una legge organica sull’asilo politico.
Cosa fa il Governo di fronte a tutto questo? Sbriga affari più urgenti. Non solo la crisi, ci mancherebbe, ma anche bocciare la proposta di legge contro l’omofobia. Oppure approvare la norma sul fine-vita, quella che rende inutile esprimere la propria Dichiarazione anticipata di volontà (testamento biologico) e che impedisce di nominare il partner come fiduciario. Affari urgentissimi.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas