Redazione aperta – La parola ai protagonisti

È da poco calato il sipario su Redazione aperta, appuntamento ormai tradizionale per l’informazione ebraica, laboratorio di nuove idee e nuovi spunti che per il terzo anno consecutivo ha trovato ospitalità nelle strutture della Comunità ebraica di Trieste. All’iniziativa hanno partecipato in qualità di ospiti leader ebraici, rabbanim, studiosi e giornalisti. Oltre ai redattori delle testate UCEI, erano chiamati a portare un contributo giovani collaboratori e aspiranti collaboratori da tutta Italia. Nel cuore dei partecipanti è ancora forte l’entusiasmo per le intense occasioni di confronto sviluppatesi nel corso di Redazione aperta ed è grande e sincera la gratitudine verso la kehillah triestina per la professionalità, la generosità e la disponibilità messe in campo. “Redazione aperta è stato davvero un grande momento di incontro” dice il torinese Tommaso De Pas, 21 anni. “So che sembra una frase fatta, un vero e proprio clichè. Temo però di non poter descrivere altrimenti questa esperienza unica che mi ha dato la possibilità di affacciarmi alla realtà di un vera redazione giornalistica.
Oltre a voler ringraziare Guido Vitale, il regista di tutti gli eventi ai quali abbiamo partecipato durante il nostro soggiorno, sento di dover fare altrettanto con la Comunità ebraica di Trieste, con il Consiglio e col suo presidente Alessandro Salonichio, che non solo hanno capito quanto sia davvero ancora importante il mondo del giornalismo per l’ebraismo, ma quanto lo sia per noi ventenni”. “Giornalismo-torta è la metafora coniata da Guido per spiegarci il suo modo di vedere il giornalismo. Ecco, è questo uno dei tanti ricordi che ho della settimana trascorsa a Trieste” dice Benedetta Rubin, 21 anni da Roma. “Una settimana stimolante nel corso della quale ho avuto il privilegio di conoscere persone di ampio spessore culturale a cui ho fatto domande che mi hanno chiarito molti dubbi. Vorrei ringraziarle tutte e con loro anche i colleghi della redazione. Ma sopratutto vorrei ringraziare il presidente Salonichio che ci ha ospitato e accolto caldamente nella sua città”. Entusiasta anche Rachel Silvera, coetanea e concittadina di Benedetta. “Redazione aperta – commenta – è una finestra spalancata che fa affacciare i ragazzi delle comunità ebraiche italiane sul magnifico e affascinante mondo del giornalismo. Un’esperienza all’insegna di incontri con personaggi di spicco e lavoro concreto sul notiziario quotidiano l’Unione Informa e sulle pagine del mensile Pagine Ebraiche”.
Siddi“I partecipanti – prosegue Rachel – hanno potuto esprimere opinioni, proporre idee e divertirsi vivendo a stretto contratto. Una Factory alla Andy Warhol con meno trasgressione e più senso dell’umorismo. A completare l’idilliaco quadretto sono stati gli sfondi: la colonia carsica di Opicina e i centri di ritrovo della Trieste ebraica che hanno messo in luce una comunità generosa e disponibie, pronta a sostenere questo progetto formativo e a crescere insieme a noi”. La milanese Francesca Hasbani, 21 anni, è stata conquistata dal taglio pragmatico dell’iniziativa. “Trovo che una delle qualità principali di Redazione aperta sia stata proprio quella di permettere ai partecipanti di cogliere alcuni aspetti pratici e fondamentali della professione” ci spiega. “Conoscere personalità che tutt’oggi lavorano in ambito giornalistico o che vi hanno a che fare nella vita di tutti i giorni è fondamentale per riuscire ad avere una visione globale di questo campo. Soprattutto lo è instaurare rapporti d’amicizia con collaboratori e redattori del giornale. Ricorderò con entusiasmo questa possibilità offertaci dal direttore Guido Vitale e ringrazio per l’ospitalità la Comunità ebraica di Trieste”. Micol Debash era una delle più giovani del gruppo. Diciannove anni, romana, ha conseguito la maturità scientifica nei primi giorni di luglio. “Con Redazione aperta – racconta – siamo cresciuti non solo come giornalisti ma anche come individui.
Nel conoscerci abbiamo preso coscienza delle diverse realtà di ogni Comunità ebraica, abbiamo trattato temi interessanti durante i numerosi incontri con personaggi di rilievo ed è stato possibile assistere alle scelte del direttore sull’impostazione delle pagine del mensile. Il tutto cullati da una comunità accogliente che ha provveduto a ogni singolo bisogno di noi aspiranti giornalisti”. Pertanto ora non siamo solo più vicini ai nostri obiettivi, dice Micol, “ma siamo anche un bel gruppo che ricorda già con nostalgia la splendida colonia di Opicina”. Sulla stessa lunghezza d’onda Simone Bedarida, 17 anni da Firenze, il più giovane in assoluto. “Quando mi sono incamminato verso la stazione di Trieste per tornare a Firenze ho provato una forte sensazione di malinconia. In quel momento mi sono reso conto che si era appena conclusa un’esperienza straordinaria. Un grazie a Guido Vitale, alla redazione, a tutto il Consiglio della Comunità triestina per l’amicizia e l’accoglienza. Porterò sempre nel cuore questi giorni”. Sospiri anche per il torinese Manuel Disegni, 22 anni, e per la 23enne milanese Rossella Tercatin, due veterani di Redazione aperta. Con l’inizio del loro praticantato giornalistico e con l’avvio di altri contratti analoghi rivolti a tre giovani ebrei italiani si apriva infatti questa iniziativa unica nel panorama ebraico nazionale. Era l’estate del 2009. Il bilancio, oggi come allora, è assolutamente positivo. “Ogni volta che siamo venuti a Trieste ci siamo sentiti come a casa. Anche quest’anno la grande tradizione di ospitalità dell’ebraismo triestino non è venuta meno. Grazie di cuore” affermano in coro i due ex praticanti oggi professionisti. E per i nostalgici di Redazione aperta c’è già la soluzione. Ci ha pensato il milanese Gady Piazza riunendo i click più significativi in un album fotografico postato su Facebook. Scatti di giornate memorabili e produttive che resteranno a lungo impresse nella memoria di chi vi ha preso parte.

Adam Smulevich
(Servizio fotografico di Giovanni Montenero)