…professioni
Non so se la professione del giornalista sia molto pericolosa, divertente, affascinante, oppure gaglioffa, come sembra ritenere Giampaolo Pansa nel suo ultimo libro. Di tutta la discussione sollevata su queste pagine mi sfugge il senso. Forse, l’unico modo per darle un contenuto è parlare intorno ai propri deficit. Che cosa mi aspetto da chi pratica la mia professione, ovvero da uno storico? Almeno due cose: 1. Che sia in grado di rendere chiara la complessità della ricostruzione del passato, delle motivazioni e delle convinzioni di tutti gli attori sul campo. 2. Che un lettore, dopo la lettura delle sue pagine, sia nella condizione di saperne consapevolmente di più, e di avere tutti gli elementi per maturare un suo giudizio in autonomia, e perciò anche divergente da chi ha scritto. In breve mi aspetto che uno storico svolga una funzione non solo di conoscenza maggiore, ma anche di autonomia maggiore. E’ ciò che spesso non mi convince di come scrivono e argomentatano gli storici (compreso me). E questo è uno dei motivi che mi fanno pensare che ci sia oggi una profonda crisi della mia professione e della sua funzione pubblica. Da qualsiasi professione che abbia a che fare con la comunicazione del sapere e con la costruzione di una maggior consapevolezza di se’ (e dunque anche dal giornalista e dal rabbino) ho le stesse pretese e mi aspetto che risponda agli stessi principi.
David Bidussa, storico sociale delle idee