…Mengele

Su Il Sole di domenica il genetista Guido Barbujani smonta con grazia ma decisione il libro, tradotto in italiano, di un giornalista argentino, Jorge Camarasa, secondo cui Joseph Mengele, rifugiato in Sudamerica, avrebbe cercato di riprodurre una razza eletta creando in un villaggio a popolazione di origine tedesca un elevatissimo numero di gemelli. Una pura leggenda metropolitana, ci dice Barbujani: innanzitutto, il numero dei gemelli non era poi tanto alto, appena sopra la media, e poi bisognava imputarlo semmai all’isolamento della zona e all’endogamia conseguente. E poi, ammesso e non concesso che a irrobustire la razza eletta servissero i gemelli, come avrebbe fatto Mengele a crearli, inventando con quarant’anni di anticipo la clonazione? Confutare i miti e le leggende è sempre un’operazione utile, che dovrebbe essere insegnata ai bambini alle elementari: prima la verifica dei fatti e dei dati, poi l’analisi delle modalità. Tuttavia non possiamo non domandarci cosa solleciti tanto la fantasia nella figura di Mengele, oggetto di infinite leggende, identificato in mille posti diversi, mai arrestato, la cui stessa morte è stata materia di contestazioni e favole contrapposte. La sua terribile malvagità? l’essere scampato alla cattura e alla punizione? l’essere un medico volto a dare la morte invece della guarigione? Qual’è il nucleo duro su cui si elaborano leggende di tal fatta e a che scopo?

Anna Foa, storica