bocca…

Guardando la Parashà lo scorso Shabbath, la Parashà di Re’è, osservando tutte le prescrizioni che Dio ha dato riguardo all’alimentazione, e riflettendo su questo periodo che viene dopo il 9 di Av, ho notato che esiste nel corpo umano un’unica parte con cui si può adempiere o trasgredire in due differenti modi. Questa è la bocca. E la duplice azione che si può praticare è facendo entrare o facendo uscire da essa qualcosa. Ingerendo un cibo vietato si trasgredisce facendo entrare qualcosa, e pronunciando parole di menzogna o maldicenza si trasgredisce facendo uscire qualcosa da essa. Lo stesso vale per l’adempimento di un precetto, nutrendoci con cibi prescritti dalla Toràh e pronunciando una benedizione , una preghiera ed anche un buona parola di conforto ad un nostro simile. D’altronde la scienza ci ha dimostrato che noi siamo ciò che mangiamo, poiché dopo un certo numero di anni tutte le nostre cellule sono cambiate, pur essendo noi fisicamente le stesse persone (magari un po’ invecchiati). Per la nostra anima non è lo stesso, essa si evolve ogni giorno e gli eventi quotidiani della nostra vita ci cambiano. Ingerendo però qualcosa di proibito noi contaminiamo il nostro spirito, poiché anima e corpo vivono in simbiosi. È scritto che il Beth ha-Mikdash è stato distrutto a causa della lashon ha-rà, la maldicenza. E che la maldicenza è paragonata all’idolatria, e così come l’idolatria essa suscita l’ira di Dio. Si può notare che queste due trasgressioni agiscono su due livelli differenti, la prima “l’ingerire qualcosa” agisce solo in rapporto a Dio, adempiendo o trasgredendo un precetto, la seconda “la parola” agisce verso due soggetti, e cioè sia verso Dio sia verso il nostro prossimo. A questo punto ci si potrebbe domandare cosa sia più grave ciò che entra o ciò che esce dalla bocca? In realtà la bocca è solo uno strumento comandato dalla nostra mente, ingerisce e dice ciò che gli permettiamo di fare. Sta a noi porre attenzione ad entrambe le cose che sono strettamente legate più di quanto noi possiamo percepire.

David Sciunnach, rabbino