…storia

La comparazione in storia è utile se ci fa comprendere qualcosa di più di un quadro che molti banalizzano o di cui si sa molto poco e male. Se invece aggiunge una nuova banalizzazione, ciò che si produce è un innalzamento della nebbia. E’ ciò che si ricava dall’intervista di Zygmunt Bauman e della sua intervista al settimanale polacco “Politika” dove afferma l’equivalenza tra il muro di separazione nei territori occupati e il Ghetto di Varsavia. Un giudizio fuori misura.
Come mi sembrava puntuto sulla questione della primavera araba, Bauman mi sembra piatto quando paragona il muro di separazione al ghetto di Varsavia. Il ghetto di Varsavia era un prodotto preciso di una strategia concreta che riguardava il destino futuro di chi vi si trovava a vivere: una tappa di un processo a termine. Per essere più precisi: a breve termine.
A Ramallah è questo il destino? Non mi sembra. Con ciò non voglio dire che la condizione dei palestinesi nei territori sia felice, che non ci sia oppressione e che in alcuni casi ci siano questioni di diritti violati. Ma questo è radicalmente diverso da una politica di annientamento.Mettere insieme fenomeni e condizioni diverse e servire in tavola un “fritto misto” significa fare un pessimo servizio non solo a una migliore conoscenza della realtà ma anche al possibile raggiungimento di una qualche soluzione equanime, fondata sulla ragionevolezza. Ammesso che quella soluzione equanime a cui si dichiara di essere fedeli la si persegua per davvero e non si voglia fare del puro narcisismo intellettuale.

David Bidussa, storico sociale delle idee