regole…

Più di 70 regole (mizwot) in una sola parashà, è il record della lettura di questo Sabato (Ki Tetze), da Devarim 21:10 a 25:19. In questa lunga lista c’è di tutto, dalle regole militari sul trattamento delle prigioniere all’igiene dell’accampamento, dal divieto di restituire al proprietario uno schiavo fuggitivo, all’obbligo di un parapetto sul tetto della casa, dal divieto di mescolare specie differenti, al ricordo di Amalek. Mentre in altre sezioni della Torà è riconoscibile uno schema logico secondo il quale concetti e regole sono ben ordinati, qui è difficile trovare una linea coerente. Difficile, ma non impossibile nè inutile. Su una scala più grande qui si può applicare un concetto che emerge dalla discussione di una sola di queste regole, quella terribile che riguarda il figlio traviato (ben sorer umorè, Devar. 21:18-21), il Talmud le dedica un capitolo intero, per poi spiegare che è inapplicabile. E allora perchè discuterne tanto? Perché vale il principo “deròsh weqabbèl sakhàr”, cerca, interpreta e riceverai per questo una ricompensa. La ricerca del significato o l’approfondimento di tutte le implicazioni, anche se non hanno alcuna conseguenza pratica, è un valore positivo a sè stante. Ed è uno degli aspetti più tipici e anche sorprendenti della tradizione ebraica.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma