Qui Mantova – La Storia, le storie

“Per una piccola Comunità come quella mantovana, queste sono occasioni che infondono linfa vitale al proprio ebraismo e a quello del Paese”. Il Presidente della Comunità ebraica di Mantova Fabio Norsa apre nel cortile della sinagoga mantova l’incontro “La Storia, le storie”, mentre il Festivaletteratura accende Mantova con una edizione da record e dove la letteratura ebraica ha fatto il tutto esaurito. Guido Vitale – che in questi giorni percorre incessantemente le vie di Mantova assieme ai tanti collaboratori della redazione presenti, da spettatori e da protagonisti, al Festival e può constatare il successo di Pagine Ebraiche, ormai introvabile nei punti di distribuzione – coordina un tavolo di ospiti d’eccezione: le docenti e storiche Maria Bacchi e Fernanda Goffetti, autrici di “Storia di Luisa: una bambina ebrea a Mantova” (Arcari editore), Gloria Arbib, segretario generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nella veste di autrice, con Giorgio Secchi, di “Italiani insieme agli altri. Ebrei nella Resistenza in Piemonte 1943-1945” (per i tipi di Zamorani), il professor Frediano Sessi, alla direzione generale della Fondazione Università di Mantova, autore di “Il mio nome è Anne Frank”, il professor Achille Marzio Romani che insegna Storia economica all’Università Bocconi e il giornalista del Sole 24 Ore Nicola Borzi. “La storia: per i bambini è uno degli scogli più difficili; cos’è la storia? E le storie? Come si fa a fare la storia?”, Fernanda Goffetti ha sentito per anni queste domande. “Ci sono delle storie che sono nascoste nelle città che esistono da tanto tempo… ma non se ne sa niente fino a quando qualcuno non inciampa in un nome e inizia fare domande, segue tracce che solo lui vede, perché solamente lui si è fatto delle domande! Tutti hanno una storia, ma non tutte sono scritte, soprattutto quelle dei bambini, che lasciano tracce deboli”. Un bel modo per definire il lavoro dello storico, una “persona curiosa”, come ha anticipato il direttore di Pagine Ebraiche introducendo il pomeriggio. Mentre siamo qui, ben più numerosi di quanto ci si potesse attendere, visti i tanti appuntamenti in calendario durante il Festival, Maria Bacchi è costretta a portare all’attenzione del pubblico il fatto che solo un rapido intervento ha potuto impedire, ossia la consegnata una borsa di studio intitolata ad un repubblichino collaborazionista mantovano proprio nella scuola intitolata alla memoria di Luisa Levi, la più giovane ebrea di Mantova morta nei campi di sterminio. Da un libro che racconta una delle storie dell’ebraismo mantovano – ancora oggi un passato che non passa, e che richiede un presidio attento – ad un libro che ha portato alla luce altre storie, come la ricerca di Gloria Arbib sulle scelte di responsabilità ebraiche: l’adesione al movimento della Resistenza piemontese, una domanda – dove fossero gli ebrei, quelli scampati ai rastrellamenti, in quegli anni – attendeva da tempo una risposta. “Gli ebrei, pur impegnati nel difendersi dalla persecuzione, hanno colto tutte le occasioni per liberare il loro Paese. Un ruolo attivo che andava raccontato”. “Una delle cose meno importanti che abbia fatto, meglio mettere una pietra sopra”, ma a queste modeste parole di Primo Levi Frediano Sessi non ha dato seguito, anzi, da due anni sta cercando materiale per raccontare quella storia della preresistenza, scovando interrogatori inediti. La traccia che ci svela in anteprima Sessi è avvincente. Serve coraggio e uno spirito non facile all’abbattimento per fare i “curiosi delle storie”; i fondi archivistici delle questure, che sarebbero fondamentali per il lavoro di indagine, non solo sono in pessime condizioni per organizzazione e collocazione, ma quando accessibili sono paradossalmente vincolati da norme sulla sicurezza e privacy: una realtà che pessimamente ci distingue dagli altri Paesi. Ormai il pubblico è coinvolto e pare partecipare un poco a quel lavoro che questi ospiti fanno ogni giorno e, senza soluzione di continuità, Nicola Borzi non fatica a trovare i punti di contatto tra la sua professione di giornalista e quella dello storico: la curiosità, la raccolta e la verifica delle fonti. Non è certo un ospite a caso, ma invitato perché già collaboratore del quotidiano mantovano, la Voce di Mantova, che nel 2006 si è macchiato di un grave episodio di antisemitismo. Nicola Borzi non lavorava più in quella redazione da anni, ma appena informato non ha esitato a farsi avanti e fornire un’importante testimonianza, così come oggi è impegnato nella complessa operazione di scandaglio del web, attento a quelle operazioni di mistificazione e copertura del moderno antisemitismo. “Direttore, io insegno storia, non so se sono uno storico” aveva risposto Achille Marzio Romani, che insegna storia dell’economia, all’invito del coordinatore, ma è valsa la pena di insistere per averlo in questo cortile a spiegarci, dialogando assieme, come basti poco a scoprire la Storia dentro la propria storia. Deciso (ancora la curiosità) a saperne qualcosa di più sul passato della sua Bocconi, ha iniziato a cercare. Certo, delle leggi del ’38 si sa, ma provare a capire come quell’infamia sia divenuta una pratica proprio nei luoghi dove oggi noi viviamo o lavoriamo è un’altra cosa, una presa di consapevolezza indispensabile, che non può essere ignorata da chi occupa una cattedra universitaria, uno scranno del Senato.
“E’ stato un pomeriggio segnato da persone che hanno da offrire prospettive diverse sulla Storia”, accompagna alla chiusura il conduttore, mentre la gente infervorata vorrebbe forse continuare a oltranza. E l’aria è divenuta più fresca (anche se abbiamo toccato pure cose dolorose), il pubblico si separa, separa la propria storia, qui, in questa Comunità.
Qui, a Mantova, mentre nelle stesse ore si offende la memoria di Luisa e della Shoah (tra l’altro, è l’8 settembre…), sempre qui, ancora nelle stesse ore, l’ebraismo presenta con enorme successo la propria produzione letteraria e dell’informazione, mentre il turista si incuriosisce di fronte alla nostra porta aperta ed entra.
Non può essere un caso. Si sa, quando si ascolta la curiosità spesso accadono vicende strane, spesso si ritrova la propria storia, talvolta si si scrive una pagina Storia.

Angelica Bertellini