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Quale causa delle drammatiche situazioni che le ammonizioni contenute nella Parashà di Ki Thavò annunciano, la Torà indica “Tàchath ashèr lo ‘avàdta eth Ha-Shèm E-lokékha be-simchà”, “Dato che non hai servito il Signore tuo D.o con gioia”. E’ vero che la gioia nel servizio divino è importante, e forse addirittura una mitzwà positiva, ma sembra strano che la sua mancanza sia causa sufficiente per punizioni così drammatiche. Un Maestro chassidico, ricordando che la parola “tàchath” significa anche “sotto”, spiegava: “sotto” la mancanza di gioia nel compiere la volontà di D.o c’è sempre qualcos’altro, qualcosa di estraneo a noi, che abbiamo rubato ad altri. Questo qualcosa, prima o poi, viene a galla, ed è per averlo fatto indebitamente nostro che veniamo puniti.

Elia Richetti, presidente dell’Assemblea rabbinica italiana