Investire sul Sud

Sull’ultimo numero del giornale della Comunità ebraica di Roma «Shalom» ho letto un’inchiesta sulla comunità di Napoli, sintomo – insieme al nuovo giornale di cronache comunitarie “Italia Ebraica” realizzato dalla redazione di «Pagine ebraiche» – di un rinnovato interesse per le realtà ebraiche piccole e medie. Sono intervistati il presidente Pier Luigi Campagnano e il rabbino Shalom Bahbout, storico scopritore e sostenitore dell’ebraismo meridionale.
La questione è nota: a fronte del gran numero di richieste, quanti sono coloro che possono realmente convertirsi all’ebraismo, rispettando le norme dell’Halachà (il diritto ebraico)? Secondo le stime che ho letto si oscillerebbe tra i quattro e i dieci mila potenziali ebrei nel Mezzogiorno, parlando solamente di quelli già in possesso dei requisiti necessari (cioè dell’ascendenza matrilineare). Senza computare dunque i congiunti che potrebbero essere spinti a intraprendere un percorso di conversione.
L’ebraismo si vanta giustamente di non fare proselitismo. Nella concezione ebraica essere ebrei non significa essere migliori, e dunque non si cerca di convertire, semmai si cerca di dissuadere, talvolta esagerando. Ma qui stiamo parlando di un caso diverso: qui, se capisco bene, c’è in ballo un innesto decisivo per la popolazione ebraica italiana, notoriamente dissanguata da un costante decremento demografico.
Al di là del dato numerico, però, c’è un altro elemento. Come spesso sottolineano i Maestri, non sempre gli ebrei italiani mostrano una vitalità culturale all’altezza della nostra tradizione. Da questo punto di vista l’ebraismo meridionale mi pare una straordinaria opportunità, perché la cultura fiorisce quasi sempre in periferia; sboccia più facilmente sui confini, esistenziali e gegografici, dove la contaminazione è maggiore, dove la minore certezza si trasforma in desiderio di sfida. Come insegna la vicenda di Francesco Lotoro, descritta nello stesso servizio. Insomma, secondo me c’è da investire e da essere ottimisti.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas