Qui Bologna – Un anno per la vita

Nella preghiera del musaf di Yom Kippur, alla fine di una parte chiamata “seder ha ‘avodà” in cui viene narrata la cerimonia svolta dal Sommo Sacerdote nel Tempio di Gerusalemme, che culminava con l’invocazione del Tetragramma, viene riportata una preghiera che egli rivolgeva al Signore, come augurio per l’anno che era appena entrato.
Le ultime parole della preghiera dicono: “Un anno in cui nessuna donna possa abortire il frutto del suo ventre”.
E’ un augurio che va oltre quelle formule consuete di ogni essere umano e che a volte sembrano particolarmente scontate. Il popolo ebraico, in questi giorni chiamati Jamim noraim, si preoccupa di chiedere al Signore Iddio, ogni necessità nelle più profonde particolarità. Siccome la vita è particolarmente sacra, l’augurio è che essa non possa mancare nemmeno nei primi momenti, persino ancora prima di essere considerata tale.
Shanà Tovà

Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna