Il suono dello shofar

Almeno un centinaio di generazioni ci separano dagli antenati testimoni della rivelazione sul Sinai; e anche chi non è diretto discendente, come i proseliti, può vantare, secondo la tradizione, la presenza della sua anima in quella sede e in quell’evento che si distinse anche per un sottofondo crescente del suono dello shofar. Avrebbero tutti dovuto sentire lo stesso suono, per riprodurlo simile in varie occasioni, come nell’imminente Rosh haShanà. Ma proprio il suono dello shofar è una delle cose che viene interpretata e vissuta in modi molto differenti. Un italo-sefardita rimane disorientato dal suono ashkenazita e viceversa. Le fonti danno diverse spiegazioni di queste differenze. Potrebbe esserci l’indecisione sulla vera tradizione originale. Per i mistici la risposta è un’altra: nel “palazzo” celeste non c’è un’unica porta di accesso, ma molte, e ognuno deve entrare in quella a lui più adatta. Questo spiega la differenza di minhagim e ancora di più le differenze dello shofar che guidano la salita delle anime nella strada a loro più congeniale.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma