Qui Genova – Un anno per il riavvicinamento

Nel canto E-l norà ‘Alila con cui si apre la preghiera di Neilah, solenne conclusione di Yom Kippur, troviamo queste parole: “Tizkù leshanim rabbot habbanim ‘im haavot – Possiate godere di lunga vita, i figli insieme ai padri”. Oltre all’evidente augurio di una serena esistenza, che veda affiancati per molti giorni i figli ai genitori, possiamo intendere queste parole come l’auspicio di un processo di profondo e autentico riavvicinamento, nella vita e nei sentimenti ebraici, tra la generazione dei padri e quella dei figli, in modo simile al messaggio espresso dal Profeta Malakhì, che annuncia la venuta del Profeta Elia “Per riportare il cuore dei padri verso i figli ed il cuore dei figli verso i padri”. Vediamo purtroppo spesso nelle Comunità persone anziane che con assiduo fervore vengono al Beth Haknesset sole, senza godere della vicinanza dei figli, ormai lontani da un’autentica vita ebraica, così come accade di incontrare ragazzi e giovani, devono faticosamente riallacciare quelle radici ebraiche che i loro genitori non hanno saputo coltivare per loro. Possano essere i prossimi giorni di Teshuvah l’occasione per trovare le parole, i sentimenti, i gesti che sapranno riaprire i cuori, risolvere incomprensioni, colmare i solchi aperti, così che, in un rinnovato e sincero legame di sentimenti tra genitori e figli, ci si disponga insieme a riavvicinarsi “belev shalem” con piena sincerità a D.O

Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova