Il negazionismo e la Chiesa
È difficile credere che i negazionisti – come ha detto lo storico Vidal-Naquet – siano una setta. Il fenomeno non è episodico né marginale. Come è emerso negli ultimi anni investe ambiti diversi. La Chiesa non ne è indenne. Il caso del vescovo lefebvriano William Richardson, che ha negato l’esistenza delle camere a gas, va letto come la spia di un atteggiamento verso la Shoah molto più profondo e diffuso di quanto non si creda.
Quasi due anni fa ho denunciato la «questione Edith Stein», la filosofa che è stata beatificata e poi santificata, perché morta a Auschwitz. Ho sostenuto che Stein «forse non sarebbe stata ridotta al silenzio se la Chiesa non avesse taciuto». Per questo sono stata attaccata dalle colonne dell’Osservatore romano (3 dicembre 2009) non senza una certa violenza. Ho ribadito la mia tesi affermando che la santificazione è stata a tutti gli effetti una appropriazione cattolica della Shoah. E ho aggiunto che parlare di «martire» è pericoloso e ambiguo: si fa credere che Edith Stein – per usare le subdole parole della teologa tedesca Gerl-Falkovitz – abbia offerto in «espiazione» la sua vita. Espiazione di cosa e per chi?
Si può leggere la risposta nel sito web «La Porte Latine» tenuto dai lefebvriani, gli ultratradizionalisti che la chiesa di Ratzinger sta cercando di recuperare. In un dossier dedicato a Pio XII, di cui si elogia il silenzio – perché a volte sarebbe meglio tacere – si legge: «nel luglio del 1942, per esempio, la forte protesta dei vescovi dei Paesi bassi contro le persecuzioni antisemite ha avuto il solo risultato di estendere queste persecuzioni, com’è noto, agli ebrei convertiti. In quella occasione sarebbe stata arrestata la carmelitana Edith Stein che avrebbe presto offerto la sua vita in riparazione per l’infedeltà del suo popolo che non ha voluto riconoscere Cristo».
Chissà come andranno le cose tra la Chiesa e i lefebvriani che si sono riuniti in questi giorni ad Albano laziale. Senza dubbio contiguità e complicità del genere rischiano di mettere a repentaglio non solo l’incontro previsto ad Assisi per il 27 ottobre, ma ogni tentativo di dialogo ebraico-cristiano.
Donatella Di Cesare, filosofa