Qui Roma – “Noi giovani per Shalit”

Per quel loro sfortunato coetaneo avevano fatto spegnere le luci del Colosseo in una calda e commovente notte di prima estate che aveva richiamato migliaia di cittadini romani nel luogo simbolo della Città Eterna. Tutti stretti, assieme a molti rappresentanti delle istituzioni e a numerosi leader ebraici, al fianco del padre di Gilad, quel Noam Shalit che per anni ha condotto assieme alla moglie Aviva una indomita battaglia per la liberazione del figlio. Oggi Giuseppe Piperno, ex presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, e Angelo Moscati, presidente del Benè Berith Giovani Roma, vivono con emozione e partecipazione la notizia della liberazione del caporale israeliano dalle mani di Hamas. La mente torna così a quella intensa notte capitolina. Era il 24 giugno 2010, quarto anniversario del rapimento di Gilad. Una notte di passione, ricorda Piperno, “in cui gli spiragli positivi per la sorte di Shalit sembravano ancora pochi”. Si combatteva con la forza della speranza, quella della HaTikwa, inno dello Stato di Israele, che sarebbe risuonata nell’aria al termine della manifestazione. Ad infondere coraggio e serenità alla platea un uomo semplice e straordinario: Noam Shalit.
“L’incontro con Noam – spiega Giuseppe – è stata l’esperienza più toccante di quelle ore. Incredibile la tenacia di quest’uomo, capace di percorrere ogni strada possibile per favorire la liberazione del figlio. Eppure, nonostante la tragicità della situazione, non ha mai perso la calma andando avanti implacabilmente in questo percorso. Quelle ore trascorse con lui sono e resteranno per sempre indimenticabili”. Angelo Moscati ha il cuore in gola. Ieri, tra televisione, radio e internet ha seguito tutte le emozioni e i passaggi di una giornata storica. La sua speranza è quella di avere presto Gilad a Roma nella sede del Benè Berith Giovani, sezione Stefano Gay Taché, di cui Shalit era stato nominato, proprio nelle ore che precedevano la manifestazione al Colosseo, presidente onorario. “La nomina di Gilad era il minimo che potessimo fare. Un piccolo ma simbolico gesto che in quella grande notte romana avevamo proposto fosse emulato dalle altre associazioni presenti, a partire da quelle ebraiche. Un modo per ricordare, in ogni conferenza, in piazza, di notte e di giorno, i diritti che gli erano negati. Fortunatamente ieri l’incubo è finito”. Entusiasta anche Daniele Regard, attuale presidente Ugei, in piazza come molti altri giovani ebrei romani ieri alla festa indetta dal sindaco Alemanno in Campidoglio. “La manifestazione al Colosseo – dice – ha segnato un passaggio fondamentale per l’Ugei che da allora non ha mai fatto mancare il suo impegno in azioni di sensibilizzazione e informazione sulla vicenda di Shalit”. Un impegno, spiega Daniele, che è proseguito con iniziative finora meno eclatanti ma che prevedeva, per il prossimo 15 dicembre – data in cui sarebbero ricorsi 2mila giorni di prigionia per Gilad – una marcia per le strade di Roma da organizzarsi sotto il patrocinio della presidenza della Repubblica. “Non sono mai stato felice di riporre un progetto nel cassetto come in questo caso” chiosa Regard.

Adam Smulevich