…leadership

Stamani a Milano è iniziato il primo modulo del progetto di formazione del Centro studi e formazione del Dec UCEI. Un progetto impegnativo.
Perché si fa un corso per formare dirigenti? Suppongo che questa decisione discenda dalla convinzione che la buona volontà non basti o che sia necessaria una competenza fondata anche su una sensibilità culturale che non nasce dal “fai da te”. Dunque abbiamo bisogno di tecnici, di manager, non solo perché occorrono competenze, ma forse anche come risposta a leadership carismatiche che non si sa quanto dureranno e se saranno in grado di proporre la successione a se stesse.
Se noi oggi ci troviamo a discutere e a preoccuparci di una formazione di una leadership comunitaria è perché gli ebrei in Italia sono cambiati. Questo non riguarda solo il fatto che ci sono edoth che 40 anni fa non c’erano, ma anche il fatto che i figli o i nipoti di chi c’era 60 anni fa (ovvero il mondo ebraico che era maggiorenne al momento del rientro nella società italiana una volta chiusa la stagione della legislazione razziale) non hanno fatto le stesse scelte dei loro genitori, sia in termini di stili di vita che in relazione ai luoghi dove vivere. Ovvero non sono più qui: talora culturalmente, talora geograficamente. La crisi del mondo ebraico in Italia non è così diversa da quella della società italiana più in generale.
Noi oggi ci poniamo un problema di leadership non solo perché la situazione che occorre governare è più complicata – forse si potrebbe dire più differenziata dal punto di vista della composizione umana – ma anche perché questo tempo ci obbliga a essere meno pigri. A non ritenere che siccome siamo ancora qui e ce l’abbiamo fatta, per questo ce la faremo ancora. Come tutti gli italiani, appunto.

David Bidussa, storico sociale delle idee