Da Roma a Tunisi

Piccoli uomini crescono. Quando ero presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia, ormai parecchi anni fa, conobbi Osama Al-Saghir, all’epoca alla guida dei giovani musulmani, che si trovava in Italia come rifugiato politico. Con lui avviammo un percorso di confronto che coinvolgeva le rispettive associazioni e, in misura ovviamente minore, le due comunità. Non mancavano, com’è giusto, momenti di divergenza, ma nel complesso sono soddisfatto di quella stagione.
Alcuni giorni fa ho appreso dai giornali che Osama è stato eletto al parlamento tunisino. È risultato il più votato tra i tunisini residenti in Italia, e il suo partito, Ennhada, il vincitore assoluto delle elezioni. Com’è noto, si tratta del partito di ispirazione islamica guidato da Rachid Gannouchi, un personaggio certamente controverso per le sue posizioni sull’Occidente e su Israele.
Questa notizia mi ha fatto pensare. Innanzitutto sono contento che Osama, per come me lo ricordo, sia stato eletto in parlamento: in tutto il Maghreb le persone sotto i trenta anni superano di gran lunga il 50% della popolazione, ed è dunque fondamentale che le nuove classi dirigenti siano composte da giovani. In secondo luogo mi pare importante che la legge elettorale – evidentemente più sensata delle storture nostrane – consenta agli emigrati in Europa di essere rappresentati: chi ha vissuto e vive in Italia potrà più facilmente fare da ponte tra le due sponde del Mediterraneo.
Infine, non va nascosto, il seggio di Osama desta le stesse preoccupazioni suscitate dai risultati elettorali complessivi, analoghe a quelle che vivremo per le elezioni in Egitto e Libia. Le “primavere” arabe sono state uno straordinario movimento rivoluzionario, ma corrono oggi il rischio di risvegliarsi preda dell’oscurantismo e dell’assenza di diritti. Spetta alle nuove classi dirigenti, anche a quelle che si riconoscono nell’Islam politico, mostrarsi all’altezza del compito che la storia ha loro assegnato (e i primi segnali non tutti incoraggianti). Un compito difficilissimo e affascinante. Tanti auguri, Osama.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas