Qui Genova – Una fiaccolata per non dimenticare

Oltre un migliaio di cittadini ha sfilato ieri pomeriggio per le strade di Genova in occasione del 68esimo anniversario della deportazione degli ebrei del capoluogo ligure ad opera dei nazifascisti. 260 persone, uomini e donne, anziani e bambini, furono catturati e trasferiti nei campi della morte. Solo dieci fecero ritorno. In loro ricordo una lunga e partecipata fiaccolata con i nomi dei lager nazisti affissi su targhe, organizzata dalla Comunità ebraica di Genova, dalla Comunità di Sant’Egidio e dal Centro Culturale Primo Levi, ha attraverso la città da Galleria Mazzini, luogo in cui fu arrestato l’allora rabbino capo Riccardo Pacifici, alla sinagoga di via Bertora. In prima fila, dietro allo striscione ‘Non c’è futuro senza Memoria’, i gonfaloni della Regione Liguria, della Provincia e del Comune di Genova, rappresentanti delle istituzioni ebraiche nazionali e cittadine, il sindaco Marta Vincenzi, il responsabile locale della Comunità di Sant’Egidio Andrea Chiappori, il vescovo ausiliare Luigi Palletti e il portavoce della Comunità islamica Salah Hussein. Presenti inoltre il sindaco di Varsavia Hanna Gronkiewicz Waltz e i primi cittadini di numerose città europee, a Genova per presenziare alla concomitante assemblea Eurocities 2011. Più volte sottolineato nel corso degli interventi il valore imprescindibile della Memoria e il concetto di sacralità della vita. Nel suo discorso il rabbino capo Giuseppe Momigliano ha ricordato come l’ebraismo attribuisca da sempre grande importanza alla Memoria nella quotidianità e non solo in occasione di anniversari specifici. Il rav ha fatto riferimento ad alcuni tra gli eventi più traumatici vissuti dall’Am Israel nei secoli e alla loro rielaborazione. E per spiegare la devastazione dello sterminio nazifascista ha utilizzato una semplice quanto efficace metafora: “Come nessun Beth Haknesset può sostituire il Beth HaMiqdash così nessun evento potrà colmare il vuoto lasciato dalla Shoah”. Chiusura in ogni caso con un messaggio di speranza: “L’ebraismo ci insegna a guardare al domani con fiducia” ha affermato rav Momigliano. Una fiducia rinnovata ieri con la presenza di cittadini di ogni etnia, religione e appartenenza culturale. Uniti, stretti insieme per dire: Mai più. “La Torah – ha spiegato il presidente della Comunità ebraica Amnon Cohen – insegna che ogni vita ha un valore incommensurabile e nessun prezzo è troppo alto per salvarla. È stato dimostrato recentemente con il caso del caporale Gilad Shalit. Oggi, noi della Comunità ebraica, insieme alla Comunità di Sant’Egidio, con le massime autorità della Chiesa e con il primo cittadino di Genova in qualità di rappresentante degli amministratori locali vogliamo ricordare questo periodo oscuro della nostra storia perché non accada mai più, né agli ebrei né a persone di altre etnie, credenze e religioni. Ricordare e non dimenticare per poter costruire un mondo migliore per i nostri figli”. Per Giulio Disegni, consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, “se a quasi 70 anni da Auschwitz si continua a scrivere e a commentare la tragedia è perché la nostra civiltà non ne ha accettato del tutto la responsabilità”. È ancora necessario, dice Disegni, opporsi alle riduzioni e alle negazioni, ai tentativi di rimozione, di negazione e falsificazione. “Non sono affermazioni, ma domande a cui è dovere non negare mai una risposta. Riconciliarsi con il passato significa riconoscerne l’attualità e la presenza. Per questo non si riesce a smettere di chiedersi come ‘pensare Auschwitz, come ‘insegnare Auschwitz’. Parlarne e scriverne è, con tutti i limiti e rischi, l’unica alternativa ai vari percorsi dell’oblio”. Nel corso della cerimonia sono intervenuti tra gli altri anche il presidente del Porto Antico Ariel Dello Strologo, che ha contestualizzato al folto pubblico alcuni dei passaggi più drammatici di quei giorni di deportazione, e Gilberto Salmoni, memoria storica della Comunità ebraica, sopravvissuto alla deportazione prima a Fossoli e poi nel lager di Buchenwald.

a.s.