La Lega, quando piove
Il deputato della Lega Davide Cavallotto ha dichiarato testualmente: «Ora che la pioggia è riuscita nell’impresa in cui aveva fallito il sindaco Piero Fassino, ossia lo sgombero del campo nomadi abusivo sul Lungo Stura Lazio, mi auguro che il Comune provveda all’identificazione di tutti gli irregolari che vivevano in quel campo». E così, in spregio a ogni elementare solidarietà umana, il nostro tronfio parlamentare ha pensato bene di accampare la sua bella bandierina sui detriti lasciati dall’alluvione. Ancora una volta ci troviamo a parlare di questi temi. Ma nelle parole del Cavallotto c’è un salto di qualità: normalmente le più trucide dichiarazioni xenofobe dei vari politici e amministratori leghisti mostrano una trama concettuale che è stata definita «torvo-buonista». Un’ipocrisia vergognosa per cui le impronte digitali ai bambini rom servirebbero a consentire loro un’adeguata istruzione, mentre i respingimenti in mare avrebbero impedito il traffico degli scafisti. In questo caso, invece, gli argini sono definitivamente saltati. Non si finge neanche, magari con una perifrasi ardita, una preoccupazione per quei «clandestini» che rischiavano di morire sotto la piena, né si afferma che il campo vada sgombrato per tutelare l’incolumità dei suoi abitanti. Si va direttamente al sodo: procediamo con identificazione e rimpatri. Rimpatrio con il k-way, sia ben chiaro.
«Viene da chiedersi» aggiunge il consigliere leghista Fabrizio Ricca «se sia giusto, visto che l’occupazione del suolo pubblico è abusiva e visto che i clandestini che la compiono sono perfettamente consapevoli della pericolosità e dell’illegalità del loro stanziamento, che in momenti di emergenza le risorse cittadine debbano essere mobilitate per loro e non per le famiglie italiane che corrono altrettanti rischi». Evvai!
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas