Voci a confronto

Il rapporto dell’Agenzia atomica sul nucleare iraniano ha rimesso in primo piano il rischio dell’arma atomica in mano agli ayatollah (Randjbar su Europa, redazione del Foglio, che usa la metafora della “pistola fumante” per mettere in dubbio la fondatezza del rapporto) e il dibattito su cosa fare (Picasso su Liberal). Continuano a emergere i dettagli, come l’aiuto che l’Iran ha avuto da scienziati stranieri (Scolari sul Giornale), in particolare russi (redazione del Foglio: “L’abbraccio di Mosca a Teheran”) e si parla come è noto della possibilità di un attacco israeliano o angloamericano sui siti nucleari iraniani, all’ultimo momento possibile. Ma Cina e soprattutto Russia – corresponsabile del nucleare iraniano – si oppongono (redazione di Repubblica: “Mosca frena”), L’attacco non sarebbe certo facile (redazione del Foglio: “I dubbi sullo strike”, redazione di Avvenire: “Tre siti atomici da colpire”) e presenta il rischio molto alto di una rappresaglia (Micalessin sul Giornale, Picasso su Liberal), che potrebbe includere la centrale nucleare israeliana di Dimona (redazione del Foglio). Insomma è un momento estremamente delicato, cui certo non giova il cattivo sentimento della comunità internazionale nei confronti di Israele, com’è testimoniato da un “fuori onda” fra Obama e Sarkozy, raccontato dalla redazione di Repubblica. Che vi sia una responsabilità della comunità internazionale per aver consentito all’Iran di arrivare a questo punto, è chiarissimo. La persona in assoluto più responsabile è però l’ex capo dell’>Agenzia atomica ex Baradei, attualmente candidato alla presidenza egiziana, il quale però è “omissis” dal rapporto e dalla discussione, come spiega la redazione del Foglio.

Fra gli altri articoli, da leggere in senso critico la narrazione dell’editorialista antisraeliano Roger Cohen sul “New York Times” (riportato in rassegna dal Herald Tribune) della sua ricerca delle radici del conflitto mediorientale in un paesino lituano da cui proviene, e dove è morto l’ultimo ebreo (ma la sua ricostruzione sentimentale delle cause del conflitto, risalendo solo alla Shoà, è certamente fuorviante). Ancora più criticamente va letto un articolo di Bernardi su Libero che intereviene per difendere Céline nel dibattito aperto sulle sue “Bagattelle per un massacro”. Interessante sullo stesso giornale (Libero), l’interveno di Soaud Sbai, presidentessa delle sonne islamiche, sulle “moschee fai da te” che si aprono continuamente in tutt’Italia e l’articolo di Federico Rampini su Repubblica che parla dell’autobus segregato per generi che serve il quartiere haredi di Brooklin.

Ugo Volli