Gli ebrei italiani e il valore della conoscenza

Gli ebrei in Italia. La specificità di una identità plurimillenaria, i valori testimoniati e il ruolo nella società, il legame con lo Stato di Israele e con le altre realtà diasporiche. Questi alcuni dei temi che hanno aperto la venticinquesima edizione del Gruppo di Studi e Ricerca sull’ebraismo di Padova. Un’iniziativa nel segno della conoscenza, legata alla Diocesi della città veneta, che a breve festeggerà un quarto di secolo di vita e che si avvicina a questo importante traguardo con una serie di iniziative che coinvolgeranno lungo un articolato filo tematico di approfondimenti, rabbini, leader ebraici e studiosi. Ospite del primo incontro, svoltosi alla Casa Pio X in via del Vescovado, il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. Conclusa una lunga relazione in cui ha avuto modo di fotografare la realtà dell’ebraismo italiano sotto vari punti di vista, incluso quello demografico, il presidente Gattegna si è prestato alle molte domande del pubblico assieme al presidente della Comunità ebraica di Padova Davide Romanin Jacur, al rabbino capo Adolfo Locci, alla direttrice del Gruppo di Studi Lucia Poli e a Don Giovanni Brusegan, delegato per la pastorale della Cultura della Diocesi. Al termine dell’incontro ha inoltre ricevuto in dono Coloro che ti benediranno Io benedirò, raccolta di scritti dedicati all’ebraismo di Teresa Salzano, tra le fondatrici del Gruppo di Studi nel febbraio del 1987. Soddisfatta per l’esito dell’iniziativa, Lucia Poli sottolinea i molti simbolici gradini percorsi negli anni a Padova. “In questi 25 anni – racconta – sono passate tante persone e abbiamo compiuto un significativo cammino sulla strada della conoscenza, del rispetto e dell’apprezzamento della fede, della cultura e della storia degli ebrei di ieri ma anche degli ebrei di oggi. Il fatto che un gruppo come il nostro continui a trovarsi, per ascoltare e per domandare, per lasciarsi sfidare anche dalla diversità dell’altro, è un segnale forte che il cammino fatto non può essere cancellato e che non si torna indietro né si possono accettare compromessi”. Errato in ogni caso, specifica Poli, percepirlo come un progetto di dialogo interreligioso: “Il nostro è un organo divulgativo. Il compito che ci siamo posti è quello di fare conoscenza e sradicare i pregiudizi. D’altronde se non ci si conosce non si può neanche fare amicizia”. Posizioni condivise dal rav Locci, impegnato nelle attività del Gruppo Studi da oltre un decennio e responsabile del concerto di musiche sinagogali che chiuderà l’edizione numero 25 del corso a giugno. “Il bilancio personale di questa esperienza è molto positivo. Parliamo infatti di un polo di attrazione ormai consolidato nel quale i partecipanti ottengono risposte a quesiti che in altre circostanze non avrebbero possibilità di fare. A testimoniare il valore del dibattito, la presenza tra il pubblico di numerosi docenti universitari”. Prossimo appuntamento martedì 22 novembre alle 20.45. Ospite il presidente dell’Assemblea Rabbinica Italia rav Elia Richetti che terrà una lezione sulla liturgia dello Shabbat.