Sodoma…

Come leggeremo questo Shabbat, sono tre i personaggi che si presentano ad Abramo. Poi, quando si tratta di distruggere Sodoma, diventano due. Secondo i Maestri, i tre sono angeli, ciascuno con una missione precisa. La regola degli angeli, che per definizione sono degli inviati, è che hanno una missione da svolgere e basta, senza deviare. Gavriel (nel suo nome c’è l’idea della forza, ed è l’espressione della durezza del giudizio, “il braccio armato della legge”) annuncia ad Abramo la distruzione e quindi procede a farla. Refael (nel nome c’è l’idea della guarigione, del’opera misericordiosa) viene a curare Abramo dalla ferita della circoncisione e poi avrà il compito di salvare Lot e la sua famiglia. Michael (“chi è come il Signore?”) ha la missione di annunciare la gravidanza di Sara. Finita la missione, scompare dalla scena. I due rimasti proseguono per Sodoma. Qui c’è uno strano capovolgimento dell’azione. Saranno in due a dovere afferrare e portare fuori dalla città il titubante Lot. Se ne sarebbe dovuto occupare solo Refael. Gavriel esce dal suo ruolo e collabora alla salvezza. La scusa è che finchè Lot non fosse uscito dalla città non poteva iniziare la distruzione. Tutto questo ragionamento per dimostrare, alla fine, che se persino nella gerarchia Celeste è ammessa una certa flessibilità burocratica, qualche adattamento è opportuno anche nella nostra dimensione.

Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma