Bilanci comunitari, garanzie e coordinamento
Salvaguardare il patrimonio delle Comunità ebraiche italiane. Un impegno gravoso di cui si fanno carico quotidianamente i Consigli delle singole Comunità. Far quadrare i bilanci, evitare eccessive perdite che potrebbero causare il depauperamento del patrimonio comunitario, pur continuando a garantire agli iscritti i diversi servizi legati alla vita ebraica (scuole, case di riposo, kasherut, cimiteri, e così via), sono tutti elementi essenziali per la sopravvivenza dell’ebraismo italiano. Ma poniamo il caso limite, comunque non impossibile, di una Comunità che non riesca più a ripianare il suo debito fino ad arrivare al default: chi è responsabile di questa situazione? Gli eventuali creditori su chi si potrebbero rivalersi? Che la responsabilità ricada in primis sugli amministratori della Comunità è abbastanza ovvio ma quali sono i doveri e gli obblighi dell’Unione?
A partire da queste domande, la Commissione Organizzazione, gestione e finanze, costituita dall’ultimo Congresso UCEI (dicembre 2010), sta cercando di mettere ordine sull’intera questione a partire dalla corretta applicazione delle norme statutarie . “Come spiega il parere fornito dal professor Giuseppe Di Chio – sottolinea Anselmo Calò, vicepresidente UCEI e assessore al Bilancio dell’Unione – in caso di danni problemi patrimoniali di una singola Comunità, può sorgere in capo all’Unione una responsabilità oggettiva e sussidiaria per omissione di controllo”. Per ipotesi, dunque, se una Comunità ha un debito di un milione di euro con una banca e non ha i mezzi per ripagarlo, la banca potrebbe rivalersi anche sul patrimonio dell’Unione. Come rileva Di Chio, la responsabilità dell’Unione, in particolare della Giunta e del Consiglio, sorge nel caso in cui questi organi siano venuti meno ai propri obblighi di controllo e vigilanza, espressamente previsti dallo Statuto. Riassumendo, una Comunità va incontro a default, l’Unione, se non controlla, è responsabile e potrebbe dover rispondere di eventuali danni patiti dai terzi interessati.
Alla luce di quanto detto, l’Unione e la Commissione Finanza hanno lavorato in questi mesi per attivare un sistema di controllo sulle attività delle singole Comunità, conforme alle regole statutarie e maggiormente efficace. Ovviamente l’opera di accertamento fa riferimento alle materie che Statuto e Legge attribuiscono all’Unione. “Non dobbiamo né vogliamo destare allarmismi – sottolinea Calò – il controllo di cui si parla lo definirei proattivo e non sanzionatorio. D’altra parte eventi recenti hanno fatto suonare un campanello d’allarme ed è doveroso muoversi in anticipo onde evitare il peggio. Un controllo che eviti il deficit per spese eccessive è necessario”.
In quest’ottica lo Statuto impone che l’Unione fornisca alle Comunità il modello per lo schema del Bilancio ciò comporterebbe l’unificazione dei sistemi di bilancio delle diverse Comunità, soluzione che faciliterebbe il controllo da parte degli organi preposti dell’Unione. L’obiettivo dell’Unione in questa prima fase, è di ottenere dalle Comunità una documentazione informativa sullo “stato di salute” del patrimonio di ciascuna Comunità. Un modello di bilancio, con le diverse voci da inserire, è stato inviato negli scorsi mesi ai diversi consigli comunitari e ai primi di ottobre si è svolta a Roma una riunione informativa sul tema.
L’obiettivo è quello di ottenere un quadro uniforme delle situazioni patrimoniali e dei bilanci delle realtà ebraiche italiane. In questo modo l’Unione e gli organi competenti, viste anche le richiamate responsabilità, potrebbero svolgere in modo più efficace il compito di controllo e vigilanza loro affidato. Una garanzia ultima per Comunità, iscritti e terzi dell’equilibrio tra servizi e obblighi di bilancio.
Daniel Reichel, Pagine Ebraiche, novembre 2011