L’azzurro che manca

Può un colore orientare il pensiero? Nel trattato Chullin (88b) del Talmud Rabbi Meir, a proposito dello tzitzit, si chiede: «in che cosa l’azzurro porpora differisce dagli altri colori?». E per rispondere procede per somiglianze. Si riferisce ai versetti di Esodo 24, 10 e di Ezechiele 1, 26. Scorge così, nell’azzurro del filo, il rinvio al colore del mare, di qui al celeste del firmamento, e infine allo zaffiro del trono di D-o.
Di sfumatura in sfumatura, le variazioni sensibili del colore tracciano il percorso di un’elevazione. L’azzurro di Israele – ha scritto Lévinas – «in quanto azzurro è il momento essenziale dell’elevazione». Che cosa lo distingue dalla forza bruciante del rosso e dal segreto proibito del nero? La sua misteriosa trasparenza, calda e luminosa, che fa sollevare lo sguardo, altrimenti ripiegato e chiuso nei confini sordidi dell’ego. Quale colore manca di più?

Donatella Di Cesare, storica