Qui Torino – “Memoria, patrimonio nazionale”
La polis non è solo nelle azioni dei grandi Stati, ma vive soprattutto nelle comunità intermedie, ciascuna con il suo particolare tessuto storico culturale. Si potrebbe riassumere così l’incontro alla Comunità ebraica di Torino, che ha avuto l’obiettivo di diffondere sul territorio “ Storia di famiglie”, la Campagna nazionale di raccolta materiali e documenti sulla Shoah. Gli spot andati in onda fino al 30 giugno 2011 – con i testimonial Piero Angela, Massimo Ranieri, Giovanni Maria Flick e Alain Elkann – invitavano tutti i cittadini italiani a consegnare alle Prefetture i documenti collegati alla Shoah in loro possesso (foto, lettere, cartoline, diari…). Terminata questa possibilità di raccolta, la Fondazione Museo della Shoah, anche collaborando con gli altri enti ebraici che hanno partecipato alla Campagna, in particolare CDEC e UCEI, si rivolge direttamente sul territorio ai cittadini e agli iscritti delle singole Comunità ebraiche, affinché condividano l’importanza della raccolta per il Museo della Shoah che sorgerà nella Capitale.
Ha introdotto la conferenza il Presidente della Comunità ebraica di Torino, Giuseppe Segre, che ha donato al Museo della Shoah documenti appartenuti a Vittorio Segre (una carta d’identità falsa, un lascia passare e un cartellino d’ingresso al campo forzato), soffermandosi poi sull’importanza di collegare singole vicende umane all’interno della Shoah, anche per contrastare il negazionismo e le farneticazioni dei fondamentalismi.
Il sindaco di Torino Piero Fassino, presente insieme al prefetto Alberto Di Pace, ha sottolineato il forte radicamento della cultura e della presenza ebraica all’interno della Comunità torinese a cominciare dal simbolo di Torino, la Mole Antonelliana, e ha dichiarato la disponibilità da parte dell’amministrazione comunale ad avviare la collaborazione, fatta di scambio di documenti e ricerca presso gli archivi torinesi, con la Fondazione Museo della Shoah.
Robert Hassan, coordinatore della Campagna di raccolta, ha evidenziato la necessità di trasmettere, attraverso la condivisione sul territorio per mezzo della ricerca di legami, la Shoah quale pezzo della storia d’Italia, di creare quindi comunicazione dopo l’avvio dell’informazione avvenuta con la diffusione degli spot.
Collaborazione tra gli enti ebraici deputati alla catalogazione e archiviazione di documenti storici e la Fondazione Museo della Shoah è stata la richiesta, condivisa e accolta, di Lia Tagliacozzo, presidente dell’Archivio delle tradizioni e del costume ebraici Benvenuto e Alessandro Terracini.
“Dopo settanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è indispensabile che la memoria venga rinnovata e diventi patrimonio nazionale anche con la realizzazione del Museo di Roma dove i materiali e documenti che stiamo cercando e raccogliendo troveranno loro specifico spazio e utilizzo condiviso” ha dichiarato Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah.
Marcello Pezzetti, direttore scientifico della Fondazione, ha più dettagliatamente descritto alcuni dei materiali consegnati. Particolarmente toccante la storia di una famiglia di ebrei romani che ha donato il vestitino della Mishmarà della piccola Emma prima della sua deportazione. “Ecco come, ha ribadito Pezzetti, attraverso gli oggetti ed i documenti, le foto, le cartoline, si riesce a dare un nome, che era andato perduto nel grande buco nero della storia che è la Shoah, anche uscendo dalla realtà esclusivamente romana visto che il Museo della Shoah avrà portata non solo italiana ma ancor più europea. Non è un caso infatti che lo stesso staff della Fondazione proviene da diversi Paesi europei ed è composto da ebrei e non ebrei”.
Alla vicepresidente UCEI, Claudia De Benedetti, sono state affidate le conclusioni della conferenza. Dopo aver ricordato la miracolosa conservazione dei documenti della propria famiglia, avvenuta con il singolare occultamento di un’autovettura Topolino che li conteneva, e i riferimenti ad altre positive esperienze di musei della Shoah che raccolgono documenti come quello Washington, per confermare il sostegno dell’UCEI all’iniziativa De Benedetti ha dichiarato: “Dietro a ogni oggetto c’è un uomo e quello che interessa non è solo l’oggetto in sé, ma la storia di quell’uomo, che permette ai posteri di esserne partecipe”.
Chi volesse contribuire può contattare la Fondazione Museo della Shoah al numero: 06.99700929 o inviare una email a: info@museodellashoah.it
Benedetta Rubin