…controllo
Il rabbino capo di Roma, che non solo dal sottoscritto, ma anche dalla maggioranza degli ebrei italiani è visto come il punto di riferimento e la massima autorità rabbinica operante in Italia, teme che “chi dovrebbe controllare non controlli”. Fortunatamente anche nella Capitale dell’infallibilità i rabbini possono perdere di vista alcuni dettagli importanti. Per tranquillizzare lui e il lettore, va ricordato che proprio in risposta al violento attacco di un leader spirituale riformato, sul giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche sono state messe nero su bianco le seguenti chiarissime parole: “In Italia portano il titolo di Rav i componenti dell’Assemblea rabbinica italiana e i rabbini da essa riconosciuti”. La redazione si è sempre, immancabilmente, attenuta a tale regola. Per la redazione il titolo di Rav spetta esclusivamente ai rabbini iscritti all’Assemblea rabbinica, esattamente come il titolo di avvocato o di medico spetta esclusivamente agli iscritti di uno specifico Ordine professionale. Solo l’Assemblea rabbinica e le autorità rabbiniche ufficiali, non certo i giornalisti, possono dispensare tali riconoscimenti. Solo l’Assemblea rabbinica e le autorità rabbiniche ufficiali, non certo i giornalisti, possono eventualmente metterne in questione la validità. Questa redazione, che spende molte energie per dare voce e rilievo al rabbinato italiano, ne è ben consapevole. Altro è dire che anche in Italia esistono individui che si riuniscono spontaneamente in sinagoghe non ortodosse e sotto la loro responsabilità attribuiscono di loro iniziativa autorevolezza rabbinica a persone non iscritte all’Assemblea rabbinica. I giornalisti hanno certo il dovere di controllare, oltre a quello di informare correttamente il lettore. Ben più difficilmente esercitano il potere di modificare a proprio piacimento la realtà.
Guido Vitale, giornalista