Qui Roma – Confronto e rispetto reciproco
Tornando nuovamente sulla vicenda dopo la conclusione di un lungo dibattito sulla stampa ebraica italiana, il giornale comunitario romano Shalom, pubblica nel numero di novembre attualmente in distribuzione due documenti che lasciano intendere la possibilità di un confronto più disteso e rispettoso fra persone di opinioni diverse. Eccone i testi.
Gentile Direttore, ci sembra giusto e doveroso informare te e, attraverso Shalom, i lettori di un fatto che riteniamo positivo. Nella vigilia di Rosh Ha-Shanà, mercoledì 28 settembre u.s., si è svolta una riunione convocata dal Presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, alla quale hanno partecipato Giorgio Gomel, Angelo Sermoneta, Joseph Di Porto e Victor Magiar, per un confronto diretto sulla nota vicenda della contestazione di una lettera di Gomel apparsa sul mensile da te diretto, che ha poi ospitato anche la lettera a firma del “Gruppo il ‘48”.
Il confronto è stato difficile, franco e utile, in primo luogo a meglio esporre ognuno il proprio punto di vista e, conseguentemente, a comprendere meglio gli argomenti altrui.
Ti preghiamo, quindi, di pubblicare questa lettera insieme al testo integrale della decisione presa dal Tribunale Rabbinico di Roma, in osservanza della quale vorremmo affrontare serenamente e costruttivamente il nuovo anno, anche continuando a “litigare”, ma con il massimo rispetto reciproco. Nel ringraziare inviamo un cordiale shalom.
Giorgio Gomel, Angelo Sermoneta, Joseph Di Porto, Victor Magiar, Renzo Gattegna
Tribunale Rabbinico di Roma. 18 Tammuz 5771 (20 luglio 2011)
Il dott. Giorgio Gomel si è rivolto al BD con lettera del 2 giugno 2011 denunciando alcuni atti offensivi nei suoi confronti e chiedendo un intervento del Beth Din volto ad interrompere una grave campagna diffamatoria nei suoi confronti.
Il BD in proposito rileva:
1) I vari atti denunciati sono evidentemente correlati all’articolo del dott Gomel, pubblicato su Shalom del maggio 2011, nel quale l’autore dichiarava che “i coloni che vi si sono insediati non sono innocentemente e sentimentalmente i ‘nostri fratelli’”.
2) Secondo i nostri Maestri chi si comporta male torna ad essere fratello dopo che ha accettato la punizione (Makkot 23 a). Quindi teoricamente la fratellanza, prima, è sospesa. Negare il rapporto di fratellanza con altri ebrei, perché non se condivide il comportamento, può essere un atto talvolta lecito. Ma è evidente che non è un atto da fare con leggerezza, soprattutto in un contesto politico.
3) Il manifesto affisso da ignoti sulle mura scolastiche riprende in termini sostanzialmente sovrapponibili le parole usate dal dr. Gomel (“ogni ebreo è nostro fratello…Giorgio Gomel no”). Per questo non può essere motivo di lagnanza da parte del dr. Gomel. Ad una negazione di fratellanza è corrisposta una negazione di fratellanza. Entrambe discutibili ed arbitrarie.
4) Ben diverso è il caso della scritta offensiva a vernice sui muri della scuola che non è ammissibile prima di tutto per il contenuto e poi per il luogo. Il Rabbino Capo, e Presidente di questo BD, appena ne è venuto a conoscenza, ne ha chiesta lo sollecita cancellazione, con un messaggio circolare diretto a tutto il Consiglio della CER.
5) Non può essere tollerato l’uso degli edifici comunitari come luogo incontrollato di affissione e di scrittura murale.
6) La scritta firmata “48” comparsa su un altro muro dell’area del Ghetto invoca una ‘espulsione’ che, se riferita al contesto comunitario, non ha senso perché l’organizzazione comunitaria non lo prevede. In ogni caso è espressione di un basso livello di tolleranza, e come tale deprecabile, al pari delle parole che l’hanno provocata. Il BD chiede che si abbassino i toni della polemica e che si rimanga sempre nell’ambito del rispetto reciproco anche nella divergenza di vedute.
Il Beth Din di Roma