comunicazione…

In una derasha sulla Parasha di Toledot il Rav Jonathan Sacks si chiede perché Rivka ha detto a Yacov di ingannare suo padre Itzchak al fine di prendersi la benedizione al posto di Esav? Le sue istruzioni sono chiare e perentorie. Il suo piano era dettagliato e completo. Senza esitazioni o dubbi.
Le spiegazioni sono molteplici ma tutte riconducibili a un dilemma fondamentale. Perché Rivka non ha condiviso con Itzchak le sue preoccupazioni e i suoi progetti? Seguendo alcuni commenti del Netziv (cfr. Bereshit, 24; 65) la relazione di Itzchak e Rivka è caratterizzata dalla distanza e non è uguale a quella tra Sara e Avraham o Rachel e Yacov che non hanno paura di discutere e condividere i problemi. Itzchak è fisicamente lontano quando Rivka lo vede per la prima volta. Lui è anche mentalmente distante: meditabondo, immerso in pensieri profondi e nella preghiera. Rivka impone la sua distanza coprendosi con un velo e non puo stupirci quindi che Rivka non riesca a parlare con lui. E’ l’incapacità di comunicare che ha portato all’inganno, che ha, di conseguenza, creato una serie di tragedie. La Torah ci sta dicendo che la comunicazione è vitale, seppur difficile. Rivka agisce sempre spinta da motivi più alti. E’ il Midrash a guidarla. Cerca di non creare preoccupazioni a Itzchak. Non vuole disilluderlo su Esav, il figlio da lui amato. Non vuole creargli preoccupazioni e dirgli che i due ragazzi lotteranno per tutta la vita. Ma l’inganno portato avanti è molto peggio. Scrive rav Sacks che questa storia ci parla della tragedia delle buone intenzioni. L’onestà e la trasparenza sono il cuore delle relazioni forti. Quali siano le nostre paure e trepidazioni è meglio parlare e dire la verità che praticare anche il più nobile degli inganni.

Roberto Della Rocca, rabbino