Qui Roma – Quale futuro per i giovani italiani
Specchio di una generazione che guarda sempre più oltre confine, la maggioranza dei giovani ebrei italiani confessa di voler lasciare l’Italia. L’ascensore sociale è fermo al piano terra, le opportunità di trovare un lavoro, che non squalifichi la propria formazione, sono poche e la fiducia in un cambio di rotta è minima. Inevitabile dunque interrogarsi se l’Italia sia o meno un paese per giovani. Dai risultati della ricerca realizzata dall’associazione Hans Jonas (poi tradotti nel libro curato dal pedagogista Saul Meghnagi Cittadini del mondo, un po’ preoccupati. Una ricerca sui giovani ebrei italiani, ed. Giuntina) gran parte dei ragazzi ebrei pensa di lasciare il Belpaese. Una statistica, seppur in riferimento a una realtà piccola come quella ebraica, che riflette il desiderio di una più ampia fascia di giovani italiani. Uno spunto per una riflessione sul futuro delle giovani generazioni rilanciato ieri sera al centro Pitigliani dal convegno, organizzato dall’associazione Hans Jonas, dall’emblematico titolo “L’Italia non è un Paese per giovani?”. Sul palco, a confrontarsi su questa delicata domanda, Giorgia Meloni, ministro della Gioventù dell’ultimo governo Berlusconi, il segretario nazionale giovani della Cgil Ilaria Lani, Jacopo Morelli, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, il presidente Ugei Daniele Regard e Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma. A dirigere l’orchestra degli interventi i giornalisti David Parenzo e Fabio Perugia.
Dopo i saluti inaugurali di Ugo Limentani del Centro Pitigliani e del presidenti di Hans Jonas Tobia Zevi, il confronto è entrato nel vivo: primo punto le carenze della politica. Aspettando le risposte del nuovo governo Monti, per la cronaca il più “anziano” dal dopo guerra ad oggi (64 anni l’età media dell’esecutivo), Meloni e Zingaretti, con tonalità diverse, hanno espresso lo stesso giudizio: manca la necessaria attenzione alle politiche giovanili e l’Italia deve su questo fronte cambiare mentalità. Ridare dignità alle nuove generazioni, ricostruire la società su scale meritocratiche e prestare maggiore alle fasce più deboli, a coloro che hanno bisogno. Discorsi analoghi, ma da prospettive diverse, per Ilaria Lani e Jacopo Morelli. Per la segretaria dei giovani Cgil i giovani devono tornare protagonisti anche dal punto di vista della contrattazione. Per l’imprenditore Morelli è necessario diminuire la pressione fiscale sulle aziende e prende come esempio Israele, dove giovani e imprese start up sono favorite da una politica economica di sostegno.
Mentre la fiducia verso le istituzioni sembra sfaldarsi, il fenomeno dell’associazionismo tra giovani è invece in crescita. E nuovamente esemplificativo è il mondo ebraico, come sottolinea Daniele Regard, con una grande partecipazione alle iniziative Ugei, ultimo il Congresso di Torino di novembre.
Tema, infine, di stringente attualità è la questione della riforma del diritto di cittadinanza, posto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ius soli e non più ius sanguinis per permettere ai figli di stranieri di diventare cittadini italiani. Una questione su cui pone l’accento Saul Meghnagi che parla di “rischio di un conflitto intragenerazionale” e della necessità di ricostruire la fiducia dei giovani al loro stesso interno.
Daniel Reichel